VIDEO | L'associazione nazionale emodiazzati dialisi e trapianti ha organizzato a Catanzaro un incontro per fare il punto sul sistema dei trapianti in Calabria, alla presenza del commissario alla sanità Massimo Scura
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È un giorno di festa per l'Aned, associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto, che a Catanzaro ha organizzato un evento dal titolo "da quarantasei anni, insieme, aiutiamo la vita", sulla donazione degli organi e trapianti in Calabria, alla presenza di pazienti, associazioni, medici ed esperti del mondo del trapianto, partendo dal decreto 167 del 20 settembre 2018 del commissario alla sanità Massimo Scura, presente all'incontro, sulla riorganizzazione della rete regionale trapianti. Un decreto che, secondo l'Aned e secondo lo stesso commissario, sta iniziando a dare i suoi frutti.
«Per noi è una bella giornata, perché siamo riusciti finalmente a centrare un obiettivo molto ambito da parte di circa 300 malati calabresi al fine di uscire dal limbo in cui si trovano, dalle lunghe attese - ha affermato il vicepresidente nazionale Aned Pasquale Scarmozzino - l'incontro di oggi consiste nell'ufficializzare gli obiettivi che vogliamo raggiungere: arrivare allo stesso livello e allo stesso numero di donatori delle altre regioni italiane, perché da questo punto di vista siamo penalizzati dovendo restare perennemente in lista d'attesa con le complicanze del caso, rischiando di perdere la possibilità del trapianto. Al momento sono oltre 300 persone in lista d'attesa generale di cui più di 100 per i reni. Ma noi oggi vogliamo parlare anche delle condizioni create dal decreto 167 del commissario Scura volto a migliorare il sistema».
Il dca 167 sulla rete regionale trapianti
«Il numero di trapiantati o di trapiantandi in Calabria è nettamente superiore al numero di organi a disposizione della Calabria stessa - ah sottolineato il commissario ad acta - quindi noi dobbiamo chiedere alle altre regioni che ci forniscano gli organi, i reni, per i nostri trapiantati. Con il decreto si è cercato di riorganizzare il sistema che coinvolge ovviamente tutte le rianimazioni della Calabria. Devo dire che, in base a quello che mi viene comunicato direttamente di volta in volta, il decreto sta cominciando a produrre i primi risultati. E questo è essenziale perché se noi non raggiungiamo un certo numero di espianti e di conseguenti trapianti, c'è il rischio che il Ministero chiuda il sistema. Per noi questa è anche una lotta di vita o di morte, per poter dare un servizio migliore alla Calabria e per evitare che venga chiusa la rete».
Donazione di organi, trend positivo
A confermare il trend positivo sulle donazioni in Calabria è stato anche il coordinatore del Centro Regionale Trapianti Pellegrino Mancini: «rispetto al 2017, quest'anno c'è un evidente miglioramento sia per quanto riguarda il dato delle donazioni sia per quanto riguarda il numero dei trapianti eseguiti in regione. Ma non solo, è diminuito anche il numero delle opposizioni alla richiesta di donazione degli organi da parte delle famiglie di chi purtroppo è deceduto nelle nostre rianimazioni per una lesione cerebrale acuta. Quindi potrebbe essere un segnale decisamente positivo per una inversione di tendenza che ci auguriamo sia veramente concreta perché abbiamo tantissimi pazienti in lista di attesa per trapianto, anche di quegli organi per i quali noi non abbiamo un programma di trapianto effettivo».
Le testimonianze
Significative in tal senso sono state inoltre alcune testimonianze come quella del noto attore catanzarese Enzo Colacino, nell'occasione in veste di trapiantato di fegato in seguito all'epatite C. Un periodo difficile, quello della malattia, che lo stesso ha raccontato e che è stato affrontato con serenità grazie alla costante presenza dei medici che lo hanno accompagnato nel suo percorso di cura, tra tutti Benedetto Caroleo, dirigente medico dell'Unità Operativa Malattie infettive dell'Azienda Ospedaliera Mater Domini di Catanzaro. Una esperienza vissuta anche dallo stesso Scarmozzino che ai nostri microfoni ha raccontato: «io sono nato con problemi di insufficienza renale che mi hanno portato 7 anni fa, all'età di 63 anni, al trapianto e posso dire che il trapianto è vita. Io lo vivo quotidianamente perché dopo il trapianto, a 70 anni faccio quello che facevo a 20 o 30 anni. E' giusto infondere speranza e dare fiducia a chi ancora non è arrivato al trapianto. Il sogno di Aned è quello di avere un mondo senza dialisi».