Il Consiglio di Stato mette definitivamente la parola fine sulla querelle insorta tra il Sant'Anna Hospital e l'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, quest'ultima all'epoca retta da una terna prefettizia - dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose - aveva infatti deliberato di non sottoscrivere il contratto per l'annualità 2020 con la clinica privata. La delibera era già stata impugnata dinnanzi al Tar Calabria che aveva accolto il ricorso del Sant'Anna, difeso dall'avvocato Alfredo Gualtieri, dichiarando la legittimità alla sottoscrizione del contratto.

Il braccio di ferro tra Sant'Anna e Asp

Tuttavia, l'Asp ha proposto ricorso al Consiglio di Stato, e i giudici di Palazzo Spada non hanno proceduto alla riforma della sentenza di primo grado. Al contrario hanno respinto il ricorso rigettando tutti e tre i motivi ivi posti a fondamento. In primo luogo, il Consiglio di Stato conferma come la clinica privata fosse in possesso dell'accreditamento: «Il procedimento è stato avviato dall’istanza (di rinnovo) del 2015. Tale istanza (di rinnovo) è stata reiterata nel 2021 in conseguenza della modifica del rappresentante legale. Ciò che è comunque sufficientemente certo dal tenore letterale del provvedimento, è che esso accoglie un’istanza di rinnovo, che evidentemente si salda al precedente titolo la cui efficacia temporale era da tempo scaduta».

L'assenza della terapia intensiva

«Dunque l’Asp, che fino al 2019 ha considerato valido l’accreditamento - proseguono nel loro esame i giudici - della struttura (nelle more del procedimento di rinnovo), per il 2020 smentisce l’idoneità di tale titolo, così concretando un venire contra factum proprium che indebolisce irrimediabilmente l’argomentazione». Anche la seconda argomentazione dell'Asp - che la clinica fosse priva di un’unità di terapia intensiva coronarica regolarmente funzionante - viene respinta. «L’azienda pretende di negare la contrattualizzazione mettendo in discussione un presupposto - i requisiti per l’accreditamento - positivamente accertato con il provvedimento di accreditamento».

L'inchiesta Cuore matto

E infine non trova accoglimento nemmeno l'ultima argomentazione posta a fondamento del ricorso, ovverosia che fosse ostativa alla stipula del contratto la pendenza di un procedimento penale inerente la gestione della medesima struttura. Si tratta appunto dell'Utic al centro di una inchiesta della Procura di Catanzaro denominata Cuore Matto. «La vera ragione per cui l’azienda ha rifiutato la contrattualizzazione per il 2020 risiede pertanto nel procedimento penale che ha interessato la struttura in questione. Esso non può costituire, allo stato valido motivo per il diniego di contrattualizzazione».