Costretti a recarsi a Messina più volte a settimana per effettuare i trattamenti di emodialisi. È il calvario di diversi pazienti dializzati, circa una trentina, non accolti dal reparto di nefrologia dell’Ospedale di Reggio Calabria. Il nosocomio, infatti, può garantire il servizio a cento persone. Gli altri malati, invece, devono raggiungere l’altro capo dello Stretto, una clinica privata convenzionata, per assicurarsi le cure e quindi sopravvivere.

 

Quella della signora Maria Catalano, 70 anni, di Reggio Calabria, è solo una delle tante testimonianze raccolte. L’anziana, sotto cura da circa tre anni, dovrebbe iniziare la dialisi: «Mi dicono che non c’è posto e sto rimandando di mese in mese». Consapevole dei rischi per la salute provocati da ripetuti rimandi, solo l’ipotesi di raggiungere Messina per la donna, che vive sola, la fa sprofondare in uno stato di preoccupazione: «Mi sconvolge – confessa - Se mi sento male come faccio?».

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Quindi l’appello affinché le istituzioni provvedano ad aprire ulteriori spazi dedicati alla dialisi nel comprensorio reggino. La questione, tra l’altro, è stata affrontata in un nuovo incontro in Prefettura, dal quale è emersa l’urgenza di attuare interventi in tempi strettissimi: «È un diritto nostro. Tutti abbiamo diritto ad essere curati», conclude la 70enne. G.D'A.


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