«Ho trascorso quasi cinquant'anni in Germania. Sono partito da Caraffa di Catanzaro nel 1978, ho messo su famiglia e ho attraversato con tutta la forza ereditata dai miei genitori stagioni ed emozioni che mi hanno fatto diventare la persona che sono. Non è stato tutto semplice. Ho vissuto momenti piacevoli ed altri più complicati. Ma, a conti fatti, devo dire grazie». Walter Arcuri guarda al passato con gratitudine. Lo fa, adesso, dal posto in cui il suo cuore si sente maggiormente a proprio agio: la Calabria. Partito nel lontano 1978 per lavoro, il suo nome si è aggiunto al lunghissimo elenco di calabresi costretti a trovare fortuna altrove.

Una parola, "altrove", troppe volte gravata dal peso della rassegnazione e divenuta spesso sinonimo di destinazione obbligatoria anche quando si è sprovvisti della volontà di mettersi in viaggio. Come tanti corregionali, Walter si è trovato costretto a declinare il verbo "emigrare" all'imperativo per poter costruire un futuro di cui essere orgoglioso. Un distacco, uno strappo dalla propria terra, che si è mostrato sin da subito difficile da accettare, da mandare giù. Una partenza che ha significato qualcosa di più di un inevitabile allontanamento dal rione della propria giovinezza. Per Walter è stato come dimettersi dalla vita precedente, assolvere ad un compito a sorpresa per non consegnare in bianco alla cattedra dell’esistenza.

Nel corso del tempo trascorso in Germania, e più precisamente nella città di Karlsruhe, l'emigrato calabrese ha lavorato nel settore della ristorazione e della gastronomia per un importante pastificio. Un lungo percorso che lo ha portato, circa un anno fa, al pensionamento e quindi al tanto desiderato rientro in Calabria. «Ringrazio anzitutto i miei figli, il regalo più bello che potessi ricevere dalla vita e la fortuna più grande su cui poter contare. Sono e sarò sempre orgoglioso di loro - ha commentato Walter sui social una volta raggiunto il traguardo della pensione -. Grazie all'azienda per la quale ho lavorato negli ultimi trent'anni e al ristorante con cui ho intrapreso la mia esperienza lavorativa in Germania. Grazie inoltre agli amici per le risate, la compagnia, l'aiuto reciproco, per esserci stati quando tutto ciò di cui avevo bisogno era proprio il loro conforto».

Oggi Walter si dice felice di essere tornato nella sua regione d'origine e di respirare il profumo di casa, di sentire sulla pelle la carezza di un'infanzia mai fuggita dall'archivio dei ricordi migliori. La sua storia fa riflettere sulla possibilità di vedere accedersi nuove luci nelle abitazioni dei piccoli borghi calabresi sempre più spenti a causa dello spopolamento dell'entroterra. Un bagliore di speranza in opposizione all'oscurità e al vuoto delle case abbandonate e sature di sconfortante silenzio.