Un gruppo di 16 docenti delle tre università calabresi ha scritto al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, chiedendogli di impegnarsi perché il nuovo Governo modifichi il Decreto Calabria varato dall'esecutivo espressione della maggioranza M5S-Lega.

 

Secondo quanto sostengono i docenti nell'appello al segretario Dem, «le misure contenute nel decreto si sono dimostrate inadeguate e insufficienti. Comprendiamo le difficoltà - affermano i firmatari della lettera a Zingaretti - che sono alla base della trattativa per la formazione del nuovo Governo. La nostra volontà è di contribuire alla rinascita della nostra amata regione e di ridare ai calabresi quanto la Costituzione impone comunque e ovunque, tranne che nella nostra terra. L'occasione può essere determinata dalla “rinegoziazione” del contenuto del Decreto Legge 35, poi convertito in legge, inteso a risolvere i mali organizzativi della sanità calabrese. È stata la sua attuazione a dimostrare l'inadeguatezza del provvedimento e delle soluzioni, che tali non sono, atteso che, a quattro mesi di distanza dalla sua pubblicazione, il Servizio sanitario regionale è in preda allo sgomento e alla desolazione».


Secondo i docenti sono «evidenti anche le incostituzionalità gravi e diffuse presenti nel Decreto, alcune delle quali violentano irrimediabilmente l'autonomia riservata dalla Carta alle Regioni, mentre altre sono in palese violazione delle norme, costituzionali e attuative, che assicurano l'uniformità dei Livelli essenziali di assistenza e regolano la formazione composita del Bilancio dello Stato e l'obbligo di concorso delle Regioni all'equilibrio economico e alla sostenibilità del debito pubblico».


«A ben vedere, esimio Segretario - conclude la lettera -, esistono ragioni di diritto del più alto rango e di merito, per far in modo che la formazione del nuovo Governo costituisca l'occasione per garantire ai calabresi livelli essenziali di assistenza sino ad ora mai percepiti. Evitando che ciò possa reiterarsi nei confronti delle altre regioni, specie di quelle che si trovano nello stesso stato di precarietà vissuto dalla Calabria».