VIDEO | Lo dichiara Francesco Cognetti, lo specialista catanzarese che presiede la fondazione Uniti contro il cancro: «In Calabria molti controlli in meno negli ultimi due anni»
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Sono circa 3 milioni e mezzo in Italia i pazienti oncologici, tra quelli che maggiormente hanno risentito della paralisi della sanità a causa della pandemia. Una circostanza che ha creato gravi danni soprattutto a coloro che necessitano di particolari cure. Lo stop degli interventi chirurgici programmati dovuto all'aumento della pressione sugli ospedali a causa della diffusione del Covid, tra le altre cose, ha provocato un netto calo nel numero degli screening oltre ad una riduzione dei ricoveri come spiega, al termine della settimana della prevenzione oncologica, Francesco Cognetti, specialista catanzarese, romano di adozione ormai dal 1969, presidente della Fondazione Insieme contro il cancro e di Foce, Federazione degli oncologic, cardiologi ed ematologi.
«Situazione drammatica»
«Per quello che riguarda gli screening che vengono effettuati nelle donne e negli uomini eleggibili sostanzialmente per tre tumori, del collo dell'utero, del colon retto e della mammella c'è stato uno tsunami - spiega - nel senso che purtroppo tutte le regioni hanno avuto un blocco di questi esami e l'osservatorio nazionale di screening, che ha redatto un rapporto per tutto il 2020 e per i primi cinque mesi del 2021 ha evidenziato che non c'è stata una grande ripresa per cui la situazione rimane drammatica. Questo significa che noi cominciamo a visitare i pazienti con questi tre tipi di tumori in uno stadio più avanzato rispetto al passato. Inoltre abbiamo perso tante diagnosi di cancro e man mano visitiamo con un ritardo notevole e questo non può che pregiudicare la possibilità delle terapie, anche delle terapie chirurgiche, e nel prossimo futuro purtroppo dobbiamo attenderci un aumento della mortalità per questi tumori».
Pochi screening già prima della pandemia
Ma non è tutto. Per il tumore al collo dell'utero si è aggiunto anche un altro problema non di poco conto, aggiunge Cogntti: «quello della mancata vaccinazione anti-Hpv, anche questo ha subito dei blocchi e dei ritardi importantissimi soprattutto tra giovani e adolescenti che non l'hanno fatto. Questo vuol dire che nel corso dei prossimi anni vedremo più casi di cancro da cervice. Questo era un tumore che tra vaccinazione anti-Hpv e screening col pap test, nel nostro Paese era stato praticamente debellato e ridotto a pochissimi casi, tutti in fase abbastanza precoce». Dunque una situazione preoccupante che diventa ancora più critica in alcune regioni come la Calabria: «Paradossalmente ci sono delle regioni italiane come la Calabria e il Lazio che facevano pochi screening già prima della pandemia. Quindi dal confronto fatto tra l'epoca pre-pandemica, quindi nel 2019, e gli anni successivi emerge una diminuzione di inviti e adesioni agli esami realizzati. Pochi ne facevano prima e pochissimi ne fanno ora. Ad esempio la Calabria nel cancro della cervice uterina nel 2019 stava a un livello di esami di screening attorno al 15%, ed erano già pochi, un dato che ora è sceso al 4%. E ancora, per lo screening mammografico il dato è sceso da 7-8% al 3%. Non sono dati rassicuranti questi».
La ricetta di Fondazione Insieme contro il cancro
Ma quale potrebbe essere allora la ricetta giusta per la Fondazione Insieme contro il cancro? «Abbiamo un grosso progetto che è già stato illustrato al Ministero della Salute, di rifondazione della sanità che non riguarda solo la riorganizzazione della medicina territoriale, un fatto auspicabile ma di difficile attuazione, ma anche degli ospedali. E in tutto questo va considerato l'aumento di mortalità per covid, sia in via diretta che indiretta, quindi per patologie tempo-dipendenti. Le motivazioni di questa posizione del nostro Paese sulla elevatissima mortalità, tra i primi Paesi dell'Europa Occidentale, a fronte poi di un contagio che non è stato elevatissimo, ci aggiriamo attorno alla nona posizione in Europa, la dice lunga sulle cause. Purtroppo gli ospedali hanno reagito male e non per disinteresse, mancata volontà o scarso impegno o professionalità dei medici e degli infermieri che si sono prodigati al massimo della loro possibilità, molti sono anche stati contagiati e sono morti. Ma per effetto di quella che è stata la politica di questi ultimi due o tre decenni con tagli irresponsabili alla sanità in termini di posti letto. Per cui adesso bisogna assolutamente provvedere».
Prevenzione primaria
In conclusione lo specialista ribadisce l'importanza della prevenzione primaria per coloro che non sono malati di cancro ma anche per coloro che convivono con la malattia: «La vaccinazione anticovid in questi pazienti è obbligatoria. Spero che tutti i malati di cancro se ne siano convinti. Sulla quarta dose siamo un po' scettici perchè abbiamo dei dati che mostrano che probabilmente ancora non ne hanno bisogno. Anche Aifa ha ribadito che oltre i 70 anni si può aspettare qualche mese in più. Anche perchè la variante che corre adesso è molto contagiosa ma scarsamente letale. Quindi la vaccinazione e il ripristino delle attività assistenziali sono fondamentali».