L’azienda biotech Takis in collaborazione con la Rottapharm Biotech prevede di poter cominciare i test preclinici fra alcune settimane
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È pronta in Italia la prima piattaforma di un vaccino anti Covid-19 progettato in modo specifico per contrastare la variante Omicron e si prevede di poter cominciare i test preclinici fra alcune settimane.
Lo rende noto l'azienda biotech Takis, che in collaborazione con la Rottapharm Biotech è al lavoro da tempo sul vaccino Covid-eVax, sperimentato nella fase 1 nell'uomo. Il vaccino contro la variante Omicron è un vaccino di seconda generazione, basato cioè sulla stessa piattaforma del vaccino Covid-eVax. La stessa piattaforma è stata finora adattata alle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta e sperimentata con successo negli animali.
Un nuovo vaccino contro la variante Omicron
«Grazie a tutto quello che abbiamo imparato dall'inizio della pandemia, abbiamo disegnato il vaccino Covid-eVax, versione Omicron in poche ore e in poche settimane saremo in grado di testarlo nei modelli preclinici», rende noto Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico della Takis. «Mentre cerchiamo di sconfiggere la pandemia, è imperativo essere proattivi mentre il virus si evolve», rileva Aurisicchio. «Negli scorsi mesi abbiamo generato quasi in tempo reale modifiche di Covid-eVax contro le varianti Alpha, Beta, Gamma, Delta e tante altre, dimostrandone l'immunogenicità in modelli animali. A differenza delle precedenti varianti, Omicron presenta un alto numero di mutazioni nuove, per questo motivo è difficile prevedere se i vaccini attuali siano ancora protettivi: ecco perché ci stiamo muovendo il più velocemente possibile per adattare il nostro vaccino anche contro questa variante».
Per Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech, «è però fondamentale avere a disposizione più piattaforme tecnologiche vaccinali come Covid-eVax, che siano prontamente adattabili a eventuali nuove varianti come richiamo della risposta immunitaria precedentemente indotta da altre piattaforme vaccinali, o per l'utilizzo in Paesi dove non c'è attualmente disponibilità di vaccini. Visto l'impatto della pandemia sulle nostre vite e sull'economia mondiale, l'Italia può fare la sua parte e mettere a disposizione la propria esperienza».
I fondi per la ricerca
Il problema sono ancora una volta i fondi: «Resta il fatto - osserva Aurisicchio - che la mancanza dei finanziamenti attualmente ci impedisce di proseguire gli studi clinici per portare avanti lo sviluppo di questo vaccino italiano. Ci auguriamo che l'Italia con le risorse del Pnrr possa effettuare investimenti strategici e favorire la ricerca italiana per rendere il Paese più competitivo nel mondo delle biotecnologie».