«Il vaccino è l’unica arma contro il Covid. Voi siete l’anello più importante che congiunge scuola e famiglia ed è davvero fondamentale che il vostro anello sia veramente saldo in una lunga catena che veda tutta la popolazione vaccinata, con l’unico obiettivo della tutela della salute. L'immunizzazione di gregge si ottiene ance grazie alla vostra sensibilizzazione». Dal suo studio di Crotone, si rivolge direttamente agli adolescenti calabresi, il dottor Giovanni Capocasale, pediatra di famiglia e responsabile nazionale Simeup (Società italiana di medicina di emergenza e urgenza pediatrica) per le tematiche scientifiche. Con l’imminente riapertura della scuola, è importante raggiungere un’alta percentuale di popolazione scolastica immunizzata per un ritorno in classe in sicurezza. E se per il personale docente e Ata è già previsto l’obbligo del green pass, il Governo è pronto a valutare l’obbligo vaccinale per gli studenti tra i 12 e i 18 anni.

No all’obbligo vaccinale

Un’ipotesi che Capocasale però non condivide: «Non ritengo che rappresenti un buono strumento da applicare perché le imposizioni non vanno mai bene. È necessario, invece, che si seguano le linee guida ministeriali, dell’Istituto superiore di sanità, dell’Ema e dell’Fda, ma anche i propri medici, che sapranno dare utili suggerimenti e consigli – come stiamo già facendo – affinché tutti possano vaccinarsi tranquillamente, tenendo conto che il vaccino anti Covid è sempre una sostanza estranea all’organismo e che può dare delle reazioni. Seguiamo ciò che ci dice la scienza: la vaccinazione è l’unico strumento per tornare a scuola, alle feste e a fare sport con maggiore tranquillità».

Accelerare con le somministrazioni

Ma proprio in vista del ritorno in aula, c’è necessità di accelerare con le somministrazioni: «Il personale scolastico ha ormai raggiunto un indice di vaccinazione elevatissimo. Dunque, reputo che se fino ad ottobre riuscissimo a vaccinare anche l’80% degli studenti, arriveremmo a creare davvero una cortina, dando la possibilità di tornare finalmente alla didattica in presenza. La scuola, tra l’altro, si sta organizzando bene anche perché è uno dei luoghi a più alto rischio contagio».

Chiarezza con i genitori

Da convicere non sono tanto i ragazzi (che appena ne hanno avuto l'occasione sono corsi in massa a vaccinarsi), quanto certi genitori, nei confronti dei quali la professionalità del pediatra richiede innanzitutto chiarezza «su quello che viene iniettato, sugli eventuali rischi, su ciò che è la vaccinazione di massa. Devo ammettere che, alla fine dei nostri colloqui – ai quali dedichiamo molto tempo – non solo l’adolescente che abbiamo in carico, ma soprattutto la famiglia si convince per il vaccino. E comunque, i genitori non possono sostituirsi ai medici o ai pediatri di famiglia».

Vaccini negli under 12

Intanto, si attendono i risultati degli studi per estendere l’immunizzazione anche ai bambini con età inferiore ai 12 anni: «Come Simeup, e con altre società scientifiche di pediatria, stiamo cercando di spingere il più possibile la Ricerca affinché trasmetta i dati ufficiali per poter iniziare con le vaccinazioni dai 6 anni in poi. Stiamo spingendo anche per la vaccinazione delle donne in gravidanza e in allettamento. Io, purtroppo, ho individuato un lattante di 40 giorni positivo al Covid, lo tengo sotto controllo ogni giorno e per fortuna è asintomatico: se la mamma fosse stata vaccinata, forse avrebbe evitato di trasmettere il virus al figlio».