«La gioia più grande è stata aver potuto dare il rene e vedere mia moglie ritornare alla vita dopo quasi 11 anni di calvario che l'aveva portata a vivere una vita straziante». È felice Giuseppe Calipari nel raccontare il lieto fine di una storia che ha avuto come protagonista la moglie Anna Maria Ferrigno. Questa mamma 40enne di marina di Gioiosa Ionica da anni soffriva di insufficienza renale. Una situazione che si complica nel 2019 quando le alternative possibili sono due: la dialisi o il trapianto di rene. È il centro dialisi di Soverato a indirizzare Anna Maria verso la donazione d'organo da vivente e Giuseppe non esita un attimo e si propone come donatore. Peccato però che al centro trapianti di Reggio Calabria, dove era stato avviato l'iter per la donazione, essendo lui compatibile, qualcosa si inceppa.

Il trapianto a Bologna

«Il problema sono stati i tempi troppo lunghi per poter organizzare l'intervento – spiega la donna -. Ci hanno sottoposto a delle visite a lunga distanza l'una dall'altra ed io intanto sono peggiorata e a marzo 2020 purtroppo sono entrata in dialisi d'urgenza con un catetere alla giugulare. Avevo anche un sistema venoso compromesso. E così è iniziato lì il mio calvario, si sarebbe potuto evitare». Un calvario che si sarebbe potuto evitare ma che non ha impedito ad Anna Maria e Giuseppe di seguire un'altra strada e rivolgersi così al centro trapianti di Bologna: «La differenza che abbiamo notato è che in dieci giorni a Bologna ci hanno fatto di tutto. Qui in un anno e mezzo nemmeno la metà degli esami perchè c'erano dei problemi interni che non ci avevano comunicato. Nessuno condanna il fatto che ci fossero dei problemi, si condanna la poca serietà e l'interesse verso il paziente che non c'è stato».

La testimonianza: «Anche in Calabria serve una sanità che rispetti il cittadino»

Oggi Anna Maria sta bene, ha dentro di sé il rene donato dal marito, fatto che ha sicuramente rafforzato la loro unione, ma e il messaggio che intende mandare è chiaro: «Io sono una credente e nella parola di Dio c'è scritto che “i due diventeranno una sola carne”. E questa parola si è fatta vita dentro di me e dentro mio marito perchè avendo condiviso lui una parte di sé con me, siamo diventati veramente una cosa sola. Ma ho deciso di denunciare questa situazione affichè non succeda più con nessun altro. Perchè io, essendo una persona anche molto delicata, ho sofferto tantissimo». «Noi vorremmo veramente che così come avviene dalle altre parti, la sanità possa funzionare anche qui da noi perchè non siamo inferiori a nessuno e abbiamo dei medici bravissimi – aggiunge Giuseppe -. Vorrei veramente che questa situazione possa toccare i cuori e la mente di chi amministra e gestisce il settore sanitario affinchè possa diventare una sanità sana che rispetti il cittadino».