In un articolo a sua firma pubblicato su Fanpage, la virologa Ilaria Capua affronta il tema sull’emergenza sanitaria da Coronavirus e spiega cosa sta succedendo in Italia dopo che il numero dei contagi al Nord è salito a 29 e ci sono le prime due vittime, una in Lombardia e una in Veneto.

 

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Coronavirus: «Sindrome influenzale, No ad allarmismi»

Cresce il panico e l’allarmismo in tutto il Paese per il Coronavirus, eppure – precisa la virologa – «è una emergenza sanitaria che possiamo chiamare sindrome influenzale da Coronavirus» in quanto «questa infezione provoca nella stragrande maggioranza dei casi sintomi molto lievi e solo in pochi casi – con patologie intercorrenti e con situazioni particolari – provoca effetti gravi. Esattamente come ogni normale influenza».

 

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E allora, si chiede la Capua, «che cosa stiamo osservando di diverso, allora? Perché siamo tanto spaventati?». «Semplice: perché alcuni hanno avuto l’ottimismo un po’ illusorio di fermare un virus con questo elevatissimo livello di trasmissibilità. Abbiamo creduto che la Cina, con le misure draconiane che ha messo in atto, potesse tenersi tutto il contagi».

Un contagio inevitabile

Il contagio era dunque inevitabile secondo la virologa, «perché c’è stata una grossa movimentazione di studenti prima delle misure di quarantena, a causa delle vacanze legate al capodanno cinese. Sebbene l’epicentro fosse Wuhan e la provincia di Hubei, la trasmissione era già iniziata da settimane e la sindrome influenzale da Coronavirus era già uscita nel resto della Cina. Queste persone, già contagiate, ne hanno contagiate altre, che a loro volta si sono mosse ancora».

 

«Ecco perché oggi abbiamo un focolaio con alta trasmissibilità in Giappone, così come in Corea, così come in Iran. Sinceramente, non si capisce per quale motivo pensassimo che l’Italia potesse immaginare di essere risparmiata. Perché i virus non aspettano. E l’efficacia delle misure di quarantena è legato all’immediatezza della risposta».

 

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«Ora un grosso sforzo di responsabilità collettiva»

In un Paese occidentale come il nostro, il sistema sanitario, rassicura la Capua, «funziona» e e di questo dobbiamo essere orgogliosi e consapevoli. «Però dobbiamo fare anche altro: dobbiamo fare il più grosso sforzo di responsabilità collettiva della nostra Storia. Il problema vero di questa malattia è infatti che si infettino tantissime persone contemporaneamente. Cosa che bloccherebbe i servizi, intaserebbe gli ospedali e darebbe un grosso colpo alla produttività del Paese».

 

La crisi sanitaria necessita ora di una serie di linee guida proposte dalle organizzazioni internazionali che si presuppone saranno trasmesse e «recepite dallo Stato, dalle Regioni, dai Comuni».

 

«Noi dobbiamo semplicemente – si fa per dire – fare lo sforzo di rispettare quelle regole. In questo momento non c’è tempo per l’improvvisazione. Non c’è tempo di dire ‘Io non credo a quel che mi dicono le istituzioni’».

 

«Non c’è tempo per fake news, teorie del complotto, negozionismo - conclude Ilaria Capua - È un’emergenza sanitaria, questa, che non riguarda noi come singoli, ma che ci riguarda come comunità e come sistema Paese. Noi dobbiamo essere parte della soluzione e non parte del problema».

Qui l'articolo di Ilaria Capua su Fanpage in versione integrale.