VIDEO | Gli appelli alla calma da parte delle istituzioni si moltiplicano ma le parole degli addetti ai lavori non fanno ben sperare
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L’emergenza coronavirus continua a tenere banco in Calabria, nonostante al momento non si sia ancora registrato alcun caso. Per una regione in cui il sistema sanitario è da sempre nella bufera, la preoccupazione dei cittadini è direttamente proporzionale agli appelli alla calma delle istituzioni.
Al di là delle parole, viene però da chiedersi se la macchina organizzativa sia in grado di fronteggiare eventuali allerte. La risposta non fa ben sperare, quantomeno a giudicare dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.
Tra questi, Franco Esposito, segretario nazionale Fismu (la Federazione italiana sindacale dei medici uniti), e Giuseppe De Vito, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Catanzaro, ospiti dell’ultima puntata di Pubblica Piazza, la trasmissione di LaC Tv condotta da Pasquale Motta.
Nel rispondere alle domande, i due responsabili hanno evidenziato una condizione alquanto precaria, a cominciare dal presidio regionale scelto come riferimento per la gestione dell’emergenza, l’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, dove sono state allestite due camere a pressione negativa, indispensabili per evitare il propagarsi del virus all’esterno: «Se scattasse l’emergenza, due sole camere sarebbero del tutto insufficienti», incalza Esposito.
Così come non basterebbero neppure le guardie mediche, su cui, tra l’altro, si è recentemente abbattuta la scure dei tagli in provincia di Catanzaro: «Se in questa fase – prosegue Esposito - vai a sottrarre 35 presidi territoriali su 60 e si presentassero tre o quattro focolai di coronavirus, sarebbe un disastro».
E nel calderone dei dubbi finiscono anche le ambulanze: «Vorrei fare un appello ai commissari – dice ancora il medico -: mandassero ai sanitari del 118 i presidi essenziali come guanti e mascherine, perché mi risulta che in qualche postazione manchino».
E, se Atene piange, Sparta non ride. Le incognite, infatti, riguardano anche il personale che dovrebbe sovrintendere all’emergenza, a causa di una delle ataviche criticità della sanità calabrese, la carenza di personale: «I nostri problemi più gravi – interviene De Vito - riguardano il pensionamento dei nostri medici e tecnici che, nel giro di pochi mesi, creeranno lo sfascio assoluto della nostra azienda sanitaria».
Dichiarazioni sicuramente poco incoraggianti, che non lasciano certezze e, anzi, fanno crescere esponenzialmente i dubbi, nonostante inviti alla calma che, a ben vedere, cozzano con la realtà: «Non dimentichiamo che l’influenza fa 6mila morti all’anno – spiega De Vito – e che in Calabria non c’è ancora nessun caso di coronavirus. Nel caso in cui ci fosse, isolandolo si risolverebbe il problema».