VIDEO | A un anno e mezzo dall'inizio dell'emergenza sanitaria, gli specialisti degli ospedali Pugliese Ciaccio e Mater Domini hanno organizzato un momento di confronto per fare il punto della situazione e capire quali saranno ora le priorità (ASCOLTA L'AUDIO)
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Hanno giocato un ruolo cruciale per la gestione della pandemia le professioni sanitarie che in Calabria, più che in altre regioni, hanno sofferto per carenza di personale e di strutture. A Catanzaro gli specialisti del policlinico universitario Mater Domini e dell'ospedale Pugliese Ciaccio hanno fatto il punto della situazione partendo dai costi della pandemia fino all'utilità della vaccinazione nel corso del seminario “Covid-19 up to date”, sotto la direzione scientifica di Rita Citraro, Lucio Cosco, Luca Gallelli, Carmelo Pintaudi, Carlo Torti, Enrico Maria Trecarichi.
Istituire strutture riabilitative
Ad oltre un anno e mezzo dall'inizio dell'emergenza sanitaria emerge la necessità di garantire percorsi post Covid, come spiega il primario del reparto di Malattie infettive del policlinico universitario, Carlo Torti: «Si calcola che il 35% dei pazienti ha degli esiti dopo l’infezione, si parla della cosiddetta “nebbia del cervello”, cioè di un rallentamento delle funzioni neurologiche ma anche di problemi di diabete, di ipertensione che magari prima non c’erano. Sono tutte problematiche che richiedono dei check-up per capire se i pazienti soffrono di questi disturbi oppure no. E se lamentano disturbi devono essere accolti nelle strutture riabilitative, anche se sono ancora positivi. Ad esempio la struttura Villa Bianca di Catanzaro si presta molto allo scopo. Le cose volendo si potrebbero fare».
L'assistenza territoriale
Accanto a questa necessità si aggiunge quella di potenziare il sistema dell'assistenza territoriale: «I medici di base hanno dato il massimo per seguire i pazienti Covid, per tracciarli, per tenerli isolati. Ma chiaramente – sottolinea Torti - se questi medici sono pochi purtroppo fanno quello che possono. Certamente ci vuole un potenziamento: bisogna assumere più medici che agiscono sul territorio magari anche portando gli ospedali sul territorio per esempio con gli infettivologi territoriali oppure con infermieri con una specializzazione maggiore in malattie infettive dislocati negli ambulatori periferici. Tutto questo favorirebbe la creazione di una rete tra ospedali e medici territoriali affinchè gli stessi siano consigliati e i pazienti veicolati nelle strutture ospedaliere in un'ottica “paziente-centrica”: paziente al centro e tutti noi coordinati intorno a lui per seguirlo meglio». Cambiare il paradigma dell'assistenza dunque, mutuando, anche per le malattie infettive, modelli applicati in altre regioni per il trattamento di diverse patologie.
Cosa accadrà?
Intanto, mentre la campagna vaccinale continua a registrare risultati incoraggianti, per Torti non bisogna abbassare la guardia: «Sicuramente il vaccino ha segnato la svolta ma la strada è ancora un po' accidentata e dobbiamo stare attenti fino a quando la maggior parte della popolazione non sarà vaccinata. Non dobbiamo dimenticarci totalmente del Covid, dobbiamo rimanere pronti perché credo che dopo l’estate ci sarà ancora un aumento dei casi. Penso che non sarà come l’anno scorso perché le basi sono diverse ma è importante che se qualcuno dovesse trovarsi infetto, venga segnalato tempestivamente tramite medici di base e Usca, ai centri di riferimento per gli anticorpi monoclonali. Così facendo, tra vaccino e terapie precoci, credo che anche l’autunno sarà migliore dell’anno scorso».