«Sulla scorta delle notizie finora diffuse dai media, pare un'illazione ad oggi del tutto inverosimile che la causa della morte in utero avvenuta a Vibo Valentia prima di un intervento chirurgico per parto cesareo in una gestante a termine possa essere stata la “assenza di medici anestesisti”. Parrebbe infatti fuori discussione che si sia trattato di un parto cesareo “di routine”, quindi regolarmente programmato e non urgente, i controlli eseguiti a ridosso del quale avrebbero, purtroppo, evidenziato la morte intrauterina del nascituro, mentre tutti i controlli precedenti, sia per il nascituro sia per la gestante, sarebbero stati normali». La puntualizzazione è del sindacato medico dell'Aaroi-Emac, Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani.

 

«Gli anestesisti di Vibo - spiega l'associazione in un comunicato - parrebbero essere stati chiamati unicamente per un taglio cesareo finalizzato all'estrazione dal grembo della donna di un feto già morto ancor prima del suo ingresso in sala parto, senza essere mai stati assolutamente coinvolti nel caso prima di quel momento, in cui ormai non restava null’altro da fare. Se così si sono svolti i fatti, cioè in assenza di qualsiasi loro coinvolgimento prima di quel momento, nell’esprimere il nostro cordoglio a tutti coloro che affettivamente hanno subito la perdita di una vita umana prima ancora della nascita, ribadiamo quanto sia fuorviante anche solo ipotizzare che la “assenza di medici anestesisti” possa esserne stata causa o concausa. Starà comunque alle autorità competenti, a latere rispetto alle altre indagini, accertare se corrisponda al vero o meno il fatto che - stando a quanto sarebbe stato dichiarato ai media - qualcuno, in qualche suo ruolo ospedaliero, di tale “assenza” avesse parlato ben prima che gli eventi precipitassero, ed eventualmente procedere di conseguenza».

 

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