Contaminare spazi sociali come quelli pubblicitari permette una divulgazione di massa che può attrarre nuovi occhi educandoli alla cultura dell’arte
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In un mondo popolato da messaggi e stimoli visivi, la comunicazione creativa si erge come un faro nel mare tempestoso dell'informazione contemporanea. Questa rubrica sorvola il panorama creativo scendendo spesso nei sottosuoli dei progetti per analizzarne le fondamenta.
Sono Luigi Vircillo, mi occupo di comunicazione strategica da un po’ di anni con una certa ossessione compulsiva e questa è YES WE CAN, la prima rubrica di comunicazione creativa se il mondo fosse nato oggi.
In questi giorni la mia attenzione è stata catturata da un’iniziativa che sta esplorando nuovi territori creativi sfidando le classiche convenzioni artistiche e pubblicitarie. Un progetto che ricorda il pensiero fondatore della grafica moderna, radicata nella Bauhaus, storica scuola d'arte e design. Sto parlando di CalabriART, un museo all'aperto che occupa spazi pubblicitari, per raccontare la Calabria più autentica attraverso opere di artisti, noti e meno noti, che attraverso la loro creatività raccontano la regione in una prospettiva diversa.
L’espressione creativa è un atto di coraggio, un'affermazione di identità e una testimonianza della ricchezza e della diversità dell'esperienza umana. 11mila spazi pubblicitari sparsi su tutto il territorio nazionale diventano quindi un contenitore potentissimo, una galleria d’arte enorme ed è facile immaginare le potenzialità sociali e artistiche di un progetto innovativo che chiama a raccolta tutti quei neuroni impazienti di spargere colori, concetti e idee.
L'intreccio tra artisti e territorio ha radici antiche e questa iniziativa le ripropone in modo innovativo. Gli artisti assorbono il territorio con una visione personale che si ispira alle sue peculiarità, alle sue storie, alla sua gente, trasformando queste influenze in opere d'arte che riflettono le sfumature di un luogo. Spesso però queste opere non trovano una diffusione di massa ma vengono rilegate in territori comodi o comunque orientati a determinati target. Contaminare invece spazi sociali come quelli pubblicitari permette una divulgazione di massa che può attrarre nuovi occhi educandoli alla cultura dell’arte come funzione sociale non solo come la classica arte urbana, molto diffusa soprattutto su arie popolari, ma anche in quei luoghi dove tutte le sfumature della società convergono e si contaminano.
Per saperne di più → CalabriART
Buona comunicazione a tutti.