La trattativa condotta dal neo presidente della Regione per la composizione del governo regionale è stato un gioco da ragazzi. In questo nuovo quadro politico, il grande sconfitto è il vecchio asse di potere del centrodestra catanzarese
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La definizione della giunta regionale dalla parte del presidente, conferma quello che andiamo scrivendo da tempo: il centrodestra in Calabria, dopo le elezioni regionali del 3 e 4 ottobre, ha un solo leader: Roberto Occhiuto.
Il decisionismo azzurro di Occhiuto
La nuova stagione amministrativa della Calabria parte all’insegna del decisionismo politico in salsa azzurra. Qualche mese fa, la nostra previsione, con ampio anticipo, che il ticket Lega-Fi sarebbe saltato con la liquidazione di Nino Spirlì, fu accolta da scetticismo e da una fragorosa risata dell’ex presidente ff della Regione, postata sul proprio profilo facebook. Non siamo interessati alla vanitosa espressione, “ve lo avevamo detto”, né tantomeno siamo interessati ad infierire sulle sciagure politiche del cabarettista di Taurianova prestato alla politica. Per formazione, sensibilità politica ed editoriale non apparteniamo alla cultura di Fabrizio Maramaldo che uccise il capitano Ferrucci inerme, ferito e immobile e, dunque, non ci accaniremo nei confronti di Nino Spirlì che si è trovato a svolgere un ruolo, per il quale, fin da subito, era apparso inadeguato. Semmai da notisti politici rileviamo la responsabilità politica di colui che ha indicato Spirlì in quel ruolo: Matteo Salvini. Per quella inadeguatezza di Spirlì, la Lega e lo stesso Salvini, in Calabria, hanno pagato un prezzo politico ed elettorale.
La nuova Giunta e la debolezza del Carroccio
Dalla composizione della Giunta regionale, per chi sa leggere la politica, infatti, emergono diversi elementi che confermano questo nostro ragionamento. Provo a delinearne qualcuno. Il primo è il radicale ridimensionamento del peso politico del leader del Carroccio in questa regione. Salvini aveva investito molto in Calabria, e le sue ambizioni non erano un mistero per nessuno: puntare ad un buon risultato elettorale e fungere da “contrappeso” politico al potere del futuro governatore della Regione, l’azzurro Occhiuto. Obiettivi mancati. Oggi la lega rischia l’irrilevanza politica. Il leader leghista ha sbagliato le gambe con le quali far camminare il progetto a cui aspirava e oggi ne paga le conseguenze. È indubbio, infatti, che al modesto risultato elettorale abbia contribuito l’errore di aver puntato sul cavallo sbagliato per il ticket con Occhiuto.
Secondo alcune indiscrezioni, i giorni per la formazione della Giunta regionale, sono stati faticosi per il leader del Carroccio, sia sul piano interno che nella trattativa con il neo presidente e con il resto degli alleati. Sul fronte interno ha dovuto incassare il veto a Spirlì da parte dei consiglieri regionali eletti, i quali si sono opposti alla riproposizione di qualsiasi ruolo in Giunta per l’ex vice della defunta Santelli. L’altra difficoltà, abbastanza evidente, è stata determinata dal fatto che, il Carroccio, in Calabria, in questi mesi, non è riuscito a costruire una leadership credibile e alternativa all’ex FF della regione. A Via Bellerio, qualcuno, evidentemente, ha sopravvalutato il peso elettorale e politico dell’ex presidente FF. Un errore quasi fatale. La cattiva gestione della Giunta regionale, gli errori, le gaffe social dell’esponente politico di Taurianova, si sono rivelati un gap politico ed elettorale non di poco conto per la Lega.
Il diktat di Giorgia Meloni: due assessorati o andiamo all'opposizione
In questo quadro di indebolimento complessivo del Carroccio, la trattativa condotta da Roberto Occhiuto per la composizione della giunta regionale è stato un gioco da ragazzi. Il neo governatore avrebbe voluto risolvere tutto con un assessorato a testa per i tre partiti principali ma, sul punto, ha dovuto registrare la richiesta di due assessorati rivendicati da FdI. Un macigno insormontabile per il leader azzurro, anche perché la Meloni in persona aveva fatto sapere al Governatore che l’alternativa alla loro richiesta sarebbe stata la collocazione di FdI all’opposizione. Alla fine a cedere è stato il Carroccio (inizialmente anche la Lega chiedeva due posti in giunta) ripiegando sulla Presidenza del Consiglio regionale. Fin qui, la dinamica della composizione della Giunta regionale.
L’asse Occhiuto-Mangialavori-Cannizzaro
È indubbio che a vincere su tutta la linea, oltre al Presidente, è stata Forza Italia. Occhiuto l’ha spuntata sul vice Presidente “soft” con la nomina di Giusy Princi, la quale però, rappresenta l’asse forte con Ciccio Cannizzaro, il parlamentare forzista che controlla la città dello Stretto. Altrettanto forte e consolidato ne esce il rapporto con il senatore Giuseppe Mangialavori, il quale, porta a casa l’assessore esterno Rosario Varì. Risultato: Forza Italia oltre al presidente porta a casa 3 assessori, ai quali si dovrà aggiungere un altro tecnico che Occhiuto si è riservato di nominare nelle prossime ore. Quello che emerge con chiarezza è il nuovo equilibrio politico che detterà l’agenda della Calabria nei prossimi mesi, un “triangolare” composto da Occhiuto, Mangialavori e Cannizzaro.
Il vero sconfitto è il vecchio centrodestra catanzarese
Questo nuovo quadro politico e di potere del centrodestra, rende plastica la grande sconfitta del vecchio asse di potere del centrodestra catanzarese. Una sconfitta che brucia anche sul piano elettorale. Mangialavori, infatti, non solo ha eletto Comito su Vibo ma anche la Fedele su Catanzaro. Impensabile fino a qualche tempo fa, che mostri sacri del potere catanzarese come Parente, Tallini, Baldo Esposito sarebbero periti sul campo del loro stesso territorio. Deluse anche le aspettative di Sergio Abramo, il quale, aveva sposato la causa elettorale di Coraggio Italia e non faceva mistero dell’ambizione di conquistare un posto in giunta regionale. La nave guidata da Roberto Occhiuto, dunque, è salpata. All’orizzonte però si intravedono le prime insidie, come la possibile decadenza dei neo consiglieri regionali Comito e Fedele che potrebbero modificare nuovamente la geografia politica interna al centrodestra a palazzo Campanella. Ma questa potrebbe essere un’altra storia.