Giovane e innamorato della terra. Contadino, esperto di olio e ulivi. Il suo amore per la terra è tutto nei suoi terreni agricoli nel comune di Palmi. Lui è ventenne così diverso da tutti gli altri ventenni. Parlare con lui è un piacere. E un ragazzo molto convinto delle sue scelte. Anche se gli chiedi se può spiegare questa sua scelta tanto radicale.
«Spiegare? Non devo spiegare. Non è qualcosa comparsa così a caso, è una cosa che nasce con me e non ha fatto altro che accrescersi ed evolvere con il tempo fino a diventare il fulcro della mia vita ed una caratteristica distintiva della mia identità».

Così come con Vincenzo non è difficile capire perché un giovane dovrebbe tornare alla terra, ai valori contadini, alla passione per la natura e l’ambiente.
«Il lavoro della terra è sicuramente uno di quelli che garantisce meno stabilità rispetto a qualsiasi altro ed è per questo che molti giovani restano distanti da esso, ma è in grado di dare qualcosa che non ha eguali; essere immerso nella natura è qualcosa di estremamente bello ed è in grado di dare un grande senso di appagamento e pienezza interiore».
Il suo amore per la natura non ha confini.
«Ci sono delle volte in cui mi stendo a terra sul bellissimo tappeto verde che crea l'erba fissando le folte fronde degli ulivi, l'azzurro del cielo e sento che non mi manca niente, mi sento felice e vorrei che quella sensazione non finisse mai. Non c'è niente di più bello della magia della natura, di quella che è la cosa più vera e semplice che esista al mondo».

Lavorare la terra non è una passeggiata. I sacrifici da fare sono enormi. Le avversità tantissime. Con il clima impazzito anche il raccolto è sempre più a rischio. Magari qualche volte Vincenzo si sarà chiesto chi gliel’ha fatta fare.
«Questa domanda me la fanno tutti; molti vorrebbero che prendessi altre strade molto più semplici e stabili. Ma cosa faccio? Rinuncio al sogno di una vita? Rinuncio a quello per cui sono nato? Per me la terra è uno stato d'animo, è qualcosa che mi porto dentro e non può abbandonarmi mai; io senza lei non sono niente. La terra è stata la mia salvezza da sempre, il mio rifugio; la terra è il mio palcoscenico dove metto in atto la mia arte. Mi piace dire infatti che la terra è la mia tela e la zappa il mio pennello».

Ma ovviamente il lavoro è molto duro e i sacrifici sono tanti.
«Il lavoro è veramente molto duro soprattutto per me che sono all'inizio e non ho meccanizzazione, ma questo è quello in cui credo di più in assoluto quindi porto avanti con tutta la mia forza il progetto di realizzare la mia azienda per poi vederla crescere di anno in anno».

Possibile che non stato un momento di scoraggiamento, di timore, in cui pensare che fosse meglio lasciare tutto?
«Le difficoltà sono costanti e purtroppo ho avuto e ho tanti momenti di scoraggiamento a causa di tanti fattori ma posso dire con fierezza che non ho mai nemmeno minimamente pensato di lasciare stare, ho sempre insistito e sempre insisto pur di superare tutte le difficoltà ed andare avanti con il mio obiettivo. La cosa che cerco sempre di far capire è che il mio progetto ha proprio come ultima finalità quella lavorativa, è prima di tutto qualcosa di personale, è il mio progetto di vita. Io non coltivo la terra, io coltivo emozioni; nella terra ripongo sogni, ambizioni, ci metto amore, lacrime, sacrificio e raccolgo felicità, gioia. Per farla breve, è la mia vita tutto questo e quindi non posso mollare a nessun costo».

Fare impresa in Calabria è molto complicato. Fare impresa agricola forse ancora di più. Eppure la nostra terra può vantare eccellenze agricole di grande valore. Ma c’è un futuro per il nostro settore agroalimentare.
«La Calabria può avere un futuro grandioso nel settore alimentare perché abbiamo la fortuna di vivere in un territorio dove non abbiamo limiti su nulla, da noi fruttifica qualsiasi cosa e anche con un'ottima qualità. Bisognerebbe soltanto puntare alla valorizzazione di tutte le nostre eccellenze e cercare di aiutare i giovani che partono da zero e vogliono insediarsi in agricoltura».

I mutamenti climatici fanno pensare che nel giro di pochi anni dovremmo probabilmente cambiare modello agricolo. Ci saranno storiche produzioni che non sarà più consigliabile continuare a coltivare. Avremo certamente produzioni agricole inedite per la nostra terra. Da qui a 10-20 anni probabilmente la nostra agricoltura non sarà più quella di sempre.
«Come dicevo prima, purtroppo la terra non può garantire nessuna stabilità, ora più che mai a causa degli sconvolgimenti climatici. Bisogna cambiare assolutamente i metodi convenzionali di coltivazione ma soprattutto variare le colture. Il mio progetto è quello di puntare primo di tutto a produzioni totalmente biologiche a minino o nullo impatto ambientale in modo da non intaccare la flora e la fauna spontanea e quindi poter mantenere un sano equilibrio naturale dove tutto funziona meglio. Come seconda cosa punto ad un'azienda non incentrata sulla monocoltura, ma punto su più colture (ovviamente tutte esclusivamente autoctone e locali) in modo da ammortizzare meglio l'alternanza delle varie colture (questo per le colture legnose) e poter fare rotazioni colturali (per seminativi e ortaggi) per dare modo al terreno di rigenerarsi e non essere depauperato per poi dover forzatamente compensare con la chimica.
Il rispetto della natura e del suo equilibrio sta alla base del mio progetto; lei è la mia mamma che mi da tutti i suoi preziosi frutti quindi preservarla e tutelarla è il minimo da parte mia».