Quella di Ramzi Labid, 39 anni, nato e cresciuto in Tunisia, dove ha studiato (informatica e gestione d’impresa) e ha iniziato a lavorare, è una storia che merita di essere raccontata. Sua la prima società di servizi che si è occupata di cooperazione culturale in ambito accademico (collaborando con l’Ambasciata italiana e con diversi atenei in Italia) e poi una Ong locale impegnata in programmi di sviluppo e progetti di cura e tutela dell’infanzia. In Tunisia ha conosciuto una ragazza italiana che lavorava nel paese, che sarebbe poi diventata sua moglie.

La sua storia sembra un film che comincia con il suo primo viaggio in Calabria per vacanza: «È così che ho scoperto un territorio ricchissimo di natura, storia, cultura e tradizioni. Ero affascinato dai racconti dei nonni e dei genitori di mia moglie, senza parole di fronte alle bellezze della Sila (al mare sono abituato avendo meravigliose spiagge anche in Tunisia) e totalmente travolto dalla bontà della cucina locale».

In seguito alla rivoluzione tunisina e alla nascita di suo figlio, eravamo nel 2016/2017, con la moglie decide di lasciare la Tunisia. La prima tappa del viaggio è stata la Calabria, ma con l’intento di andare altrove. Poi hanno capito che «avremmo potuto fare tanto qui, mettendo a frutto le nostre competenze in termini di progettazione, gestione di imprese sociali, creazione di partenariati locali e internazionali, promozione dello sviluppo».

Nel 2017 creano un’associazione, Sabir, che oggi conta circa 20 dipendenti, tantissimi volontari, decine di progetti gestiti nel crotonese, ma anche nel resto della Calabria, e in giro per il mondo. Obiettivo il contrasto alla povertà, specialmente la povertà educativa, la promozione dello sviluppo umano e la costruzione di una società più giusta, tollerante e inclusiva. «Io, in particolare, mi occupo di gestire il settore migranti e quello della “mondialità” che si traduce in attività fuori e dentro le scuole per la conoscenza delle problematiche globali e dei fenomeni migratori. Con il mio team gestiamo uno sportello per assistenza umanitaria, legale, psicologica e sanitaria, un’unità mobile che funge anche da sentinella per l’emersione di emergenze sociali e umanitarie, un dormitorio per senza fissa dimora e diversi progetti di accompagnamento all’integrazione, all’inserimento lavorativo e all’autoimprenditorialità». 

Ramzi si occupa anche per Caritas Italiana del progetto Corridoi Universitari, promosso insieme all’Unhcr; nello specifico è tutor nazionale, in circa 15 università dal nord al sud della penisola, per l’assistenza ai progetti di accoglienza di studenti universitari rifugiati.

In tanto impegno, gli sono capitate tante vicende umane. Alcune di particolare significato: «La prima è la storia di un signore tunisino, avanti con gli anni, da più di un decennio lavoratore agricolo in Italia. Durante una giornata di lavoro in nero si ferisce a un piede, il signore è anche diabetico, ma vista la sua situazione irregolare l’infortunio non viene denunciato. Dopo qualche giorno in autonomia il signore si reca in ospedale, viene frettolosamente visitato e rimandato via con la prescrizione di qualche antidolorifico. La situazione peggiora, e quando si rivolge a noi, ci accorgiamo della gravità. L’ospedale cittadino però non lo vuole ricoverare e allora con la nostra unità mobile lo portiamo in un’altra città. Risultato? Piede amputato. Il signore nel frattempo perde lavoro, alloggio e si ritrova invalido, per strada. Lo accogliamo e lo accompagniamo nel percorso che gli permetterà di ottenere la pensione di invalidità».

Altra storia capitata a Ramzi: «Incontriamo nel nostro lavoro quotidiano due ragazzi, rifugiati iracheni, l’incontro è casuale perché uno dei loro figli viene assistito dal nostro centro per bambini con disturbi cognitivi comportamentali. Lì conosciamo la loro storia, sono ragazzi in gamba, con un forte spirito imprenditoriale ma che faticano a inserirsi nel mondo del lavoro. Poche offerte di lavoro, sottopagato. Da lì l’intuizione. Aiutiamoli a creare la loro propria impresa. Oggi hanno un ristorante avviato, danno lavoro anche a un italiano e hanno creato ricchezza per se stessi e per la comunità in cui si sono inseriti».

Ramzi è un giovane dai modi garbati ed eleganti, soprattutto colto e competente. Per la sua disponibilità è diventato un punto di riferimento di centinaia di migranti, ma anche di tanti altri che vivono in difficoltà. A Crotone e nel Crotonese Ramzi è l’amico che trovi sempre a disposizione  con la generosità e la sua continua disponibilità. Partendo da zero ha messo in piedi associazioni e anche imprese. Aiutando i migranti a fare attività utili e anche produttive.