La parlamentare calabrese, sottosegretario all'Interno, ritiene necessario assicurare il contraddittorio con i sindaci: «Mandare tutti a casa deve essere solo l’extrema ratio». Poi difende la norma sui rave: «Accusati di essere liberticidi da chi impediva le proteste contro il green pass» (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Il varo del nuovo governo ha lasciato molto amaro in bocca alla Calabria. Poche le postazioni assegnate alla nostra classe dirigente che si trova fuori dal Mise, dal Sud, dalle Infrastrutture, dai posti cioè dove succedono le cose. Unica eccezione, di non poco rilievo, è rappresentata da Wanda Ferro il cui nome in un posto di sottogoverno è sempre stato dato per certo. La delega agli Interni è il giusto riconoscimento alle capacità di amministratrice e fedeltà della militante. Come declinerà questo ruolo così delicato in azioni per la Calabria? Abbiamo provato a capirlo in questa breve chiacchierata.
On. Ferro al di là della sua nomina è soddisfatta del peso che ha avuto la Calabria in questo nuovo governo?
«Per quanto mi riguarda spero di rappresentare al meglio la Calabria all’interno della squadra di Governo. La Calabria può anche contare su un’ottima squadra di parlamentari che hanno un forte legame con il territorio, che si traduce in conoscenza dei problemi e capacità di rappresentare le istanze dei cittadini».
Parlamentari non significa posti di sottogoverno…
«Ma il peso di una regione nell’azione di governo non è determinato solo dal numero dei suoi rappresentanti nella squadra, ma da quanto le sorti di quella regione sia rilevanti nel programma di governo. E posso dire che il governo guidato da Giorgia Meloni avrà grande attenzione per le regioni del Sud, come già è emerso nelle dichiarazioni programmatiche, dagli investimenti infrastrutturali, alle politiche per il lavoro, all’idea di fare di questi territorio un grande hub energetico. Non per ultimo, con un grande impegno sul tema del contrasto alla criminalità».
Uno dei primi provvedimenti del Governo è stata la cosiddetta stretta per i rave party. Qualcuno la vede come una norma liberticida, lei cosa ne pensa?
«Era una norma necessaria perché è volta a tutelare il diritto dei giovani a divertirsi in piena sicurezza e contrastare l’abusivismo. La norma non può riguardare in alcun modo la libertà di esprimersi e di manifestare. Piuttosto il governo ha da subito voluto affermare la linea del rispetto delle regole, che devono valere per tutti. Basti pensare ai gestori delle discoteche e dei locali che devono essere in regola con i permessi e i pagamenti delle imposte e rischiano la chiusura se non hanno le uscite di sicurezza a norma o gli estintori scaduti, o non garantiscono la presenza di un’ambulanza per determinati eventi. È paradossale che ad accusarci di varare norme liberticide siano gli stessi che impedivano le proteste dei ristoratori contro il green pass».
In Calabria abbiamo numerosi Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, ma tanti sindaci contestano la norma a partire dall'assenza di un contraddittorio. Lei pensa che sia necessaria una riforma e in che direzione?
«A trent’anni dall’introduzione dell’istituto è certamente necessaria una riforma per la quale lo scioglimento delle amministrazioni elette dal popolo sia davvero l’extrema ratio. A dimostrare la inadeguatezza della normativa è l’elevato numero dei decreti di proroga dei commissariamenti, così come è importante che ci sia una fase di contraddittorio compatibile con l’esigenza di rapidità di intervento e che non si trascuri il tema delle infiltrazioni criminali nei gangli della burocrazia, perché non si può oggi di risolvere i problemi esclusivamente tramite la sospensione del ceto politico. Soprattutto servono strumenti per accompagnare gli enti nel lavoro di bonifica, riportandoli sui binari della legalità e della trasparenza senza paralizzarne l’attività».
Anche in sanità abbiamo avuto commissioni d'accesso. Come intendete limitare gli appetiti della criminalità organizzata sul settore?
«Se da un lato gli appetiti della criminalità sono rivolti ai comuni soprattutto con l’obiettivo di mettere le mani sui finanziamenti del Pnrr, le enormi risorse destinate alla sanità sono da tempo nel mirino degli affari delle cosche. Vanno rafforzati gli strumenti di vigilanza e di controllo. Per la ricognizione del debito avevo proposto nella scorsa legislatura di affidare il compito alla Guardia di Finanza, perché il sistema delle doppie e triple fatturazioni è stato certamente uno dei sistemi con cui ‘ndrangheta e malaffare hanno drenato molte delle risorse destinate alla tutela della salute dei cittadini. Sono fiduciosa nell’efficacia delle intese sottoscritte tra il presidente Occhiuto, in qualità di commissario alla Sanità, e il comandante regionale della Guardia di Finanza. Anche la proroga del Decreto Calabria, arrivato oggi in Consiglio dei Ministri, va nella direzione di proseguire nell’efficace azione di risanamento».
La Calabria è terra di frontiera, troppe volte è stata lasciata sola ad affrontare il problema dell'immigrazione e prima accoglienza. In queste ore la situazione a Roccella rischia di diventare esplosiva, che farete?
«In questi primi giorni di governo sul tema degli sbarchi abbiamo massima attenzione al Viminale. In passato ho evidenziato la situazione di Roccella, in cui l’amministrazione è stata lasciata sola con i propri pochi mezzi ad affrontare l’emergenza, ma vive una situazione difficile anche Crotone, dove solo ieri sono sbarcati quasi 500 migranti provenienti dalla Libia. Il centro accoglienza di Isola Capo Rizzuto rischia il collasso, con oltre 1.500 persone presenti su una capienza di 641 posti. Con questi numeri il sistema non può reggere, e non si può certo parlare di accoglienza quando vengono ammassate migliaia di persone in strutture inadeguate, con ciò che questo comporta in termini di sicurezza, di problematiche sanitarie, di dignità delle persone».
Trovare una soluzione non pare affatto semplice…
«Noi abbiamo il dovere di accogliere i profughi che scappano da guerra e persecuzioni, ma abbiamo chiesto agli altri paesi europei di assumersi le proprie responsabilità nell’accoglienza dei migranti economici, considerato anche che le navi delle Ong che fanno la spola tra il Nord-Africa e l’Italia battono ad esempio bandiera tedesca piuttosto che norvegese. Per affrontare più complessivamente il problema riteniamo che il modo più efficace per non mettere a rischio migliaia di vite è evitare le partenze delle carrette del mare, creando in accordo con le autorità locali degli hotspot in cui le organizzazioni internazionali possano vagliare in Africa le richieste di asilo».
Ritiene che questa legislatura sia quella giusta per una seria riforma della Giustizia e qual è la sua posizione rispetto la Cartabia?
«Come è noto noi abbiamo duramente contestato la riforma Cartabia, che con l’introduzione della improcedibilità ha rischiato di mandare al macero migliaia di processi, mortificando le vittime dei reati, ma anche vanificando il lavoro degli investigatori e il sacrificio di chi quotidianamente mette a rischio la propria incolumità per contrastare il crimine e l’illegalità e garantire la sicurezza dei cittadini. Noi siamo garantisti fino alla sentenza di condanna, poi vogliamo che i responsabili dei reati paghino il loro debito con la società scontando tutta la pena, in carceri dignitose in cui sia davvero possibile il reinserimento sociale».
Eppure sull'ergastolo ostativo siete andati in direzione opposta rispetto alle indicazioni della Corte costituzionale. È così e perchè?
«Da subito abbiamo voluto che fosse chiara la nostra scelta di non indietreggiare di un passo sul fronte della lotta alla mafia. L’ergastolo ostativo è un punto cardine della nostra legislazione antimafia nata grazie al lavoro di magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e negli anni è stato determinante per incentivare le collaborazioni, in modo da conoscere e scardinare le organizzazioni mafiose».
Chiuderei con una valutazione sul risultato elettorale in Calabria di FdI e lo stato di salute della coalizione. E ci faccia anche un pronostico sul rimpasto alla Regione…
«Con il 19% dei consensi Fratelli d’Italia è stato il primo partito del centrodestra in Calabria, eleggendo cinque parlamentari. Un risultato che esprime la grande fiducia dei cittadini calabresi in Giorgia Meloni, che continua a crescere nei consensi, ma premia anche lo straordinario impegno di un partito che ha condotto una campagna elettorale intensa, tra i cittadini, su tutti i territori, parlando a tutte le categorie. Sono convinta che il risultato sarebbe stato ancora più ampio se non avessimo dovuto contrastare un Movimento Cinque stelle che ha parlato alle tasche di migliaia di percettori di reddito di cittadinanza, mentre noi abbiamo scelto di parlare di sviluppo, di dignità di lavoro, di sostegno alle piccole e medie imprese, di solidarietà reale verso chi ha bisogno. La coalizione è assolutamente coesa, superate le fisiologiche discussioni durante la fase di formazione del governo, e lavorerà insieme con grande senso di responsabilità così come sta facendo anche a livello regionale. Sul rimpasto di giunta si faranno presto tutte le opportune valutazioni insieme al presidente Occhiuto tenendo conto delle indicazioni dell’attuale squadra in regione e dei vertici nazionali del partito».