«I vitalizi gonfiati? Nooo…». Cambia decisamente registro il consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea, dopo aver sputato fuoco e fiamme durante la trasmissione di Massimo Giletti, Non è l’arena, dove domenica scorsa si è confrontato con l’ex consigliere regionale Nicola Adamo, anche lui del Pd.

 

Una puntata che ha segnato il punto più basso del rapporto tra i due, politicamente inseparabili sino a poco tempo fa. Almeno sino a quando Giudiceandrea non si è fatto promotore di un progetto di legge regionale finalizzato a rimodulare su base contributiva, dunque ridimensionandoli, i vitalizi percepiti dagli ex membri dell’Assemblea, tra cui lo stesso Adamo. Un’iniziativa che non è piaciuta affatto ai vertici calabresi del partito, che hanno additato la proposta come populista e demagogica. Fiutato il sangue, Giletti, che la settimana prima aveva ospitato Giudiceandrea, ha poi invitato entrambi lasciando che si affrontassero faccia a faccia. Ne è scaturita una lite che nel momento clou ha portato il consigliere in carica a lanciare un’accusa molto forte: i vitalizi percepiti dagli ex onorevoli regionali sono gonfiati, perché calcolati sull’importo lordo dei compensi invece che su quello netto, come dovrebbe essere. Rivelazione della serata, edulcorata però nei toni concitati che hanno continuato a imperversare.

 

 

 

Ora, ad appena due giorni di distanza, il consigliere che già veniva visto da più parti come il nuovo che avanza, cambia decisamente approccio, imbraccia l’estintore e cerca di tornare tra i ranghi di un Pd e di una maggioranza che in queste ultime 48 ore devono avergli dato il tormento. Ai microfoni di LaC, intervistato dalla nostra Angela Panzera, mette la sordina all’allarme lanciato dagli studi di La7.
«I vitalizi non sono gonfiati - dice - è solo che nell’ultima legislatura hanno cambiato la base di calcolo, che non è più lo stipendio netto, pari a 3.900 euro, ma lo stipendio lordo con tutte le indennità di carica. Ma questo non vuol dire che sia illegittimo».

 

No, non vuol dire. D’altronde beccarli con le dita nella marmellata non è mai stato facile, ma politicamente questa rivelazione rimane devastante, nonostante il tentativo di Giudiceandrea di ridimensionare la portata della sua stessa denuncia. Da “pompiere” anche le spiegazioni che offre in merito alla sua proposta di legge regionale, accusata di essere incostituzionale: «Innanzitutto non si tratterebbe di una normativa retroattiva e dunque non andrebbe a intaccare diritti acquisti, con il rischio che venga dichiarata in costituzionale». Il risparmio in soldoni per la Calabria? «Tra il 7 e il 10 percento degli importi attualmente percepiti», spiega. Insomma, tanto rumore per (quasi) nulla.

 

 

Getta acqua sul fuoco, ma meno copiosamente, anche quando affronta la presunta rottura con il suo partito. «Se mi cacciassero davvero – dice – creerebbero solo un martire e non credo che gli convenga. Imputo le tensioni anche a una lotta di carattere politico in vista delle prossime regionali, ma è troppo presto per lasciarsi andare a queste logiche, perché le dinamiche che conducono all’appuntamento con le urne tra un anno e 8 mesi non possono essere impostate sull’autodistruzione interna». A suo parere, dunque, se ora è sotto attacco è perché qualcuno, presumibilmente Adamo, vorrebbe buttarlo fuori dalla corsa per le regionali.


Enrico De Girolamo


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