Bene la visita del viceministro Pierpaolo Sileri, purché non si trasformi «in una gita fuori porta». Nota congiunta del sindacato per chiedere al Governo un impegno concreto per la sanità della nostra Regione.

 


I segretari generali Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil) salutano positivamente la decisone del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri di venire in Calabria, ma chiedono investimenti al Governo nazionale: «Oggi – scrivono i tre segretari regionali - la sanità calabrese ha bisogno di medici, infermieri, operatori specializzati nell’assistenza, di ventilatori polmonari, di presidi medicali, di mascherine e di guanti. Auspichiamo che oggi il viceministro arrivi a Catanzaro con queste notizie e perché no, con una fornitura di dpi e strumenti biomedicali necessari in questo momento».

 


«La pandemia da Covid-19 in corso, per l’ennesima volta, ha messo in evidenza, davanti alla comunità nazionale, europea e mondiale, l’assai precario stato di salute del sistema sanitario regionale calabrese. Una precarietà dovuta ai tagli lineari imposti dall’insipienza del ceto politico locale prima e da una prolungata gestione commissariale dopo».

 


Il colpo di grazia al sistema sanitario calabrese, attaccano Sposato, Russo e Biondo, l’ha «assestato dall’inopinata scelta di emanare il cosiddetto “Decreto Calabria” e la successiva scelta di darne applicazione almeno per quanto attiene alla parte relativa agli appalti, alle forniture di beni e servizi, la cui errata gestione è il vero vulnus del sistema sanitario regionale».

 

«Difficoltà che, purtroppo – aggiungono i sindacati - il virus ha trasferito anche alla cintura dei servizi correlati al mondo sanitario, raggiungendo e mettendo in serie difficoltà le case di riposo per anziani e, da quello che ci risulta, potrebbe dispiegare i propri effetti negativi sulle case di cura private».

 


«Da tempo – prosegue la nota - sosteniamo la necessità di una profonda riforma del sistema sanitario regionale. Lo abbiamo ricordato anche al ministro Speranza, quando egli ha scelto di riceverci a Roma nella sede del ministero. Da allora sono passati cinque mesi e le promesse di allora, purtroppo, non si sono trasformate in atti concreti. E la pandemia in atto non può rappresentare una scusante».

 


«Il punto di non ritorno per la sanità calabrese – aggiungono - è stata la gestione del caso di Chiaravalle, per il quale chiediamo venga effettuata una campagna di controlli massiva con l’effettuazione di tamponi ad ampissimo raggio. Una gestione drammatica, senza alcuna filiera di comando, che ha messo a rischio lavoratori e pazienti, e per la quale chiediamo alla magistratura di accertare ogni responsabilità».

 

 

«In Calabria, ancora, c'è la necessità di superare la stagione commissariale delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere che avrebbero, in alcuni casi, la necessità di avere una governance di comando certa, con manager di comprovata esperienza, che siano presenti costantemente sul territorio. E in altri casi come avviene a Cosenza, dove riconosciamo la competenza del commissario Zuccatelli, dove è necessario avere un manager dedicato in via esclusiva alla riorganizzazione di un territorio molto vasto».

 

 

Al ministro Speranza, i sindacati avevano ribadito «la necessità di rendere operativa in Calabria, l’unità di crisi regionale, come già concordato dalla segreterie regionali e il commissario ad acta Cotticelli, presso la Prefettura di Catanzaro con tre tavoli di confronto specifici, sul piano operativo, la riorganizzazione della rete ospedaliera e la medicina di territorio, lo sblocco delle assunzioni del personale medico, infermieristico, il servizio appalti e forniture, le internalizzazioni. Ad oggi, anche in questo ambito, non abbiamo registrato cambiamenti sensibili. Anzi, il commissario, in barba alle richieste di concertazione avanzate dal sindacato confederale, ha scelto di procedere in solitaria sulla formulazione e, successiva, approvazione del nuovo Programma operativo».