Non sono lontani i tempi in cui l'ex premier dichiarava: «Se riparte il Sud, riparte l’Italia». Oggi invece è il Nord a dover fare «da traino». I commenti (pochi) dei parlamentari del Movimento
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Una legge speciale per Milano, che garantisca gli strumenti per vincere la sfida dell’Italia e di Milano, al centro del mondo. A proporla è il nuovo capo politico del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte che, in una lettera al Corriere, argomentando di «un principio di equità territoriale» scrive testualmente: «Il Movimento 5 Stelle ha sin qui conseguito, a Milano come nel resto del Settentrione, dei risultati per buona parte soddisfacenti, ma non propriamente brillanti. E le ragioni sono molteplici. Di certo non siamo riusciti ad ascoltare con sincera attenzione i bisogni dei cittadini milanesi, delle varie fasce sociali e, in particolare, del ceto professionale e imprenditoriale. Anzi. Abbiamo pagato la diffusione dello stereotipo di un Movimento poco attento alle necessità del tessuto imprenditoriale e produttivo. Siamo stati schiacciati dall’immagine di una forza politica prevalentemente concentrata a recuperare il divario che il Meridione soffre rispetto al resto dell’Italia. Bene. Se queste sono le letture predominanti, vuol dire che il Movimento ha commesso degli errori. Con il nuovo corso porremo rimedio».
Un rimedio che, per dirla col direttore di LacNews24 Pino Aprile, assomiglia più ad «un colpo di sole di ferragosto, oppure, Conte ha copiato dal compagno di banco sbagliato».
D’altra parte per Conte la truppa pentastellata, in nome di quel «principio di equità territoriale, dovrà tenere conto delle tante aree svantaggiate che sono al Nord. […] Tra gli obiettivi del Movimento c’è quello di potenziare le politiche attive che garantiscano la riqualificazione per nuove professionalità di cui le nostre Pmi hanno bisogno. Senza mai dimenticare la centralità della guerra alla vera povertà che ogni giorno vediamo sfilare anche in città come Milano nelle code del Pane Quotidiano». Insomma, dopo le sciagure provocate dal Covid, «è ora quindi che Milano e tutto il Nord tornino a correre, facendo da traino all’Italia».
Eppure Conte è lo stesso che nelle vesti di presidente del Consiglio, nel novembre del 2019, intervenendo alla presentazione del Rapporto Svimez disse con phatos: «Se riparte il Sud, riparte l’Italia: questo non è uno slogan ma un dato di realtà. Nell’ultimo ventennio, la politica economica nazionale ha disinvestito dal Mezzogiorno, ha svilito, anziché valorizzato, le sue interdipendenze con il Centro-Nord. Questo progressivo disimpegno della leva nazionale delle politiche di riequilibrio territoriale ha prodotto conseguenze negative per l’intero Paese».
Insomma, delle due l’una. E va bene che il nuovo ruolo politico gli impone di veicolare e sostenere un nuovo messaggio a 5 stelle, ma lui resta quello del «il Sud non può più attendere, la sfida è davanti a noi».
Forse anche per questo, qualcuno ha arricciato il naso. Perché al di là dei numeri errati sulla povertà a Milano – che, per dirne solo alcune, necessiterebbe di collegamenti migliori e di più Centri di ricerca - da un meridionale come lui ci si aspettava qualcosa di diverso, e forse innovativo.
Invece, tornando a dirla col direttore Pino Aprile, propone addirittura un concetto di equità territoriale che si traduce in «migliorare le condizioni di chi sta già meglio, per evitare che si possa essere sospettati di voler favorire chi sta peggio».
Poca voglia di commentare
Uomo solo al comando? Uscita infelice? Condivisione? Per ora nulla di tutto questo. I parlamentari del nuovo Movimento 5 Stelle non commentano la missiva di Conte al Corriere. Men che meno i parlamentari calabresi. Non abbiamo fatto in tempo a contattarli tutti, ma il silenzio ricevuto rimbomba come un fuggi fuggi generale. Una sorta di imbarazzo nel non voler commentare qualcosa che, per giunta nel pieno di una campagna elettorale, potrebbe rivelarsi come un boomerang.
I vari onorevoli con cui abbiamo provato a metterci in contatto – Fabio Auddino, Pino D’Ippolito, Elisabetta Barbuto, tra gli altri – erano irraggiungibili, in viaggio o addirittura all’estero e qualcuno non aveva contezza della missiva di Conte.
Solo Dalila Nesci impegnata in Calabria sul fronte incendi, Federica Dieni, e Alessandro Melicchio che è portavoce dei 5 stelle alla Camera hanno espresso qualche considerazione.
Proprio quest’ultimo mostra di dare fiducia all’azione di Conte parlando di «interpretazione» delle parole dell’ex premier: «La mia idea è che la Costituzione parla chiaro sul principio di sussidiarietà. Io a prescindere dall’interpretazione che si può dare alle parole di Conte non mi sento di dubitare che riconosca un divario tra il meridione e il settentrione. Nessuno lo può mettere in discussione, e lui che è un meridionale non credo si sognerebbe di disconoscere le esigenze dei suoi territori. C’è sicuramente da affrontare un discorso tra centro e periferie, perché se è vero che c’è una povertà più accentuata nel meridione è anche vero che c’è dappertutto una differenza e un divario tra centro e periferia, tra capoluogo e provincia, e ritengo che quando Conte dice diamo attenzione ai bambini, si tratti certamente di povertà differenti rispetto a quelle che vivono i bambini del meridione. Quando andiamo ad affrontare i divari territoriali, oltre che geografici, dobbiamo affrontarli tutti ed è chiaro che il divario che c’è nella città di Milano non è da affrontare come il divario che c’è tra Calabria e Lombardia, che è sostanzialmente un divario di risorse date storicamente in misura inferiore alle regioni meridionali. Nel divario in questione non è una questione di risorse ma di come vanno utilizzate. Fermo restando la mia più ferma attenzione alle esigenze del mio territorio, non credo insomma che vada a togliere alcunché di risorse ai territori meridionali».
Per la deputata di Tropea, «ogni forza politica nell’Italia unita ha bisogno di credibilità da Nord a Sud, soprattutto nei momenti elettorali. L’attenzione del M5s al Sud, c’è sempre stata nonostante le difficoltà di rappresentare un territorio senza strutture politiche rodate e con gli stereotipi da combattere. Fa bene il presidente Conte a non tralasciare nulla, dando ulteriore rilievo a ciò che si propone di attuare con la sua nuova governance che è in fieri».
Per la Dieni, fuori città e con poca connessione, invece «il nostro impegno per il sud non verrà meno e saremo ancora più concentrati a ridurre il divario esistente nel Paese».
Due visioni forse non diametralmente opposte e dettate dal momento. Ma di quale Movimento stiamo parlando? Ha ragione da vendere il direttore Aprile: «Come tutte le favole (questa non lo è, ma vale per quelle che ci raccontano), anche questa ha una morale: il Sud è a perdere; se vuoi esistere politicamente, inginocchiati al Nord».