I due Super Mario Bros calabresi - Oliverio e Occhiuto - ce la stanno mettendo tutta per superare gli ostacoli che si frappongono tra loro e le rispettive candidature a presidente della Regione Calabria, ma il percorso è zeppo di tranelli e imprevisti, di Boss e difficoltà di ogni tipo.

 

La rincorsa del Mario regionale

La rincorsa più lunga l’ha presa il governatore uscente, Mario Oliverio, sceso in campo con larghissimo anticipo nel settembre dello scorso anno, forte di un’autocandidatura che ha cercato di spacciare un po’ goffamente come la spontanea iniziativa di 200 sindaci calabresi che gli avrebbero chiesto di continuare l’avventura alla guida della Regione. In realtà, la stragrande maggioranza di quei primi cittadini si era piegata ai desiderata del presidente che poteva (e ancora può) muovere le potenti leve dei fondi regionali e comunitari. Insomma, un vero e proprio ricatto politico che in pochi hanno trovato la forza di contrastare. Che l'afflato fosse poco sincero lo dimostra il fatto che, oggi che Oliverio naviga in brutte acque, di quei 200 sindaci non si vede neppure l'ombra.

 

Un'inchiesta tira l'altra

Da allora, però, al presidente non ne è andata bene una. Il colpo più forte alle sue ambizioni politiche l’ha assestato, nel dicembre scorso, l’inchiesta Lande desolate, che lo vede indagato per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, insieme al fedelissimo Nicola Adamo e alla moglie, la deputata Enza Bruno Bossio, oltre a imprenditori e dirigenti regionali assortiti.
L’altra mazzata giudiziaria a maggio, con l’inchiesta Passepartout su presunti scambi di favori politici, nella quale è coinvolto insieme ad altre venti persone, tra cui il commissario liquidatore della Sorical, Luigi Incarnato.
In questa calda estate, poi, la tempesta perfetta: l’ultimo giorno di luglio, l’inchiesta reggina Libro nero è costata gli arresti domiciliari a Sebi Romeo, capogruppo del Pd in Consiglio regionale e fedelissimo di Oliverio, accusato di corruzione e sospeso dal partito. È stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso del Pd nazionale, tanto che Nicola Oddati, membro della segreteria e responsabile del Mezzogiorno, ha consegnato a Oliverio l’avviso di sfratto firmato dal segretario Nazionale Nicola Zingaretti, che ora ha preso il coraggio a due mani e chiede esplicitamente una candidatura di rinnovamento. Ora si è aggiunto anche il commissario regionale, Stefano Graziano, che ha messo ulteriormente a fuoco il dissenso crescente nei confronti del governatore, affermando che «è arrivato il momento di mettere in campo una proposta politica innovativa e credibile, in grado di resistere all'avanzata di una destra sempre più a trazione leghista e di arginare quel logoramento cui ci hanno esposto cinque anni di governo regionale».

 

La spoletta di Spoleto 

Infine, la bomba delle ultime ore, con il governatore che si ritrova indagato per peculato a causa della lussuosa trasferta che esattamente un anno fa fece in Umbria, per sponsorizzare con 100mila euro di fondi per il turismo regionale un evento culturale collaterale al Festival di Spoleto e assicurare così la sua presenza alla kermesse, tra vip dello spettacolo del calibro di Raffaella Carrà.
Una vicenda portata alla luce per la prima volta proprio dal nostro network con un’inchiesta giornalista condotta nel luglio del 2018 e tornata alla ribalta ieri con l’ordinanza firmata dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro che ha formulato le accuse e disposto il sequestro preventivo di 95mila euro al fine di recuperare in via cautelare i fondi che sarebbe stati utilizzati esclusivamente per scopi di propaganda politica.

 

Il colpo di coda

Partita chiusa? No, perché il governatore intende vendere cara la pelle e dal 10° piano della Cittadella ha decretato il ricorso alle primarie istituzionali, quelle previste da una legge regionale, nel tentativo di mettere il suo partito dinanzi al fatto compiuto e ripresentarsi alle elezioni regionali alla scadenza del suo mandato.

Il Mario dei bruzi

Disposto a tutto sembra essere anche l’altro Mario, il sindaco di Cosenza, che continua ad inaugurare comitati “Occhiuto presidente” in giro per la Calabria, nonostante anche lui debba fare i conti con grane giudiziarie belle grosse. A cominciare dalla richiesta di rinvio a giudizio per associazione a delinquere transnazionale, in seguito all’inchiesta romana sul presunto drenaggio di fondi pubblici per la realizzazione di progetti ambientali all’estero, che lo vede coinvolto con l’ex ministro all’Ambiente Corrado Clini e la sua compagna, Martina Hauser, ex assessore della prima giunta Occhiuto.
A minare il suo entusiasmo è anche il probabile dissesto verso il quale sia avvia il Comune di Cosenza, dopo che la Corte dei Conti l'ha definito “inevitabile”.

L'Altra Forza Italia

Per il sindaco della città bruzia non va meglio neppure sul fronte squisitamente politico, a causa dell’implosione di Forza Italia, con la scissione promossa da Giovanni Toti dopo che Berlusconi ha deciso di chiudere la baracca e riaprire con una nuova insegna, nei suoi auspici più inclusiva: l’Altra Italia. Una sorta di Ulivo di centrodestra che si propone come contenitore al quale, al momento, manca del tutto il contenuto.
Un terremoto azzurro che ha indebolito i vertici calabresi del partito, a cominciare da Jole Santelli, che punta tutto su Occhiuto, e ha distratto pericolosamente il principale sponsor nazionale della sua candidatura, l’ex ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna, ora più impegnata a capire cosa fare del proprio futuro politico piuttosto che concentrarsi sulle vicende calabresi.
Insomma, per i due Super Mario Bross di casa nostra non sarà affatto facile arrivare alla fine del gioco ed evitare il game over.

Enrico De Girolamo

 

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