Pasquale Tridico, capolista con il M5s per la Circoscrizione Sud alle Europee, ha fatto tappa a Reggio Calabria. In un incontro, tenutosi oggi pomeriggio, l’economista - già professore ordinario di Economia del lavoro a Roma 3 - ha presentato il suo ultimo libro "Governare l'economia per non essere governati dai mercati" e il programma elettorale dei Cinquestelle.

Parlare di economia al Sud «è importantissimo perché il Meridione, purtroppo, è abbandonato» ci spiega Tridico. «Oggi vediamo che da una parte c’è l'autonomia differenziata, che vuol dire tagli di fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno, e dall'altra simbolicamente ci darebbero questo Ponte sullo Stretto che, certamente, sarebbe costoso: circa quindici miliardi di euro spesi per un qualcosa che ha una utilità molto scarsa, una sostenibilità tecnica altrettanto dubitabile, e soprattutto non è prioritaria».

Alcuni sostengono che l’opera potrebbe essere addirittura dannosa per l’economia locale. «Ho visto delle analisi tecniche fatte da alcuni colleghi universitari, anche qui a Reggio Calabria, sulla sostenibilità tecnica di questo ponte. Ci sono problemi legati alla resistenza ai venti, alle correnti, non consentirebbe il passaggio al di sotto di alcune navi e crociere. Problemi, quindi, che non sarebbero sufficienti a garantire un ponte importante e capace di garantire la mobilitazione di merci su gomma e rotaia. Nel migliore dei casi ci potrebbero realizzare un ponte piccolino, per il trasporto su gomma. Il che lo renderebbe anacronistico oggi».

Quali dovrebbero essere le priorità per la Calabria? «Sicuramente le infrastrutture. Io abito in un'area del nord della Calabria, sulla costa ionica. Da lì, per raggiungere Reggio Calabria attraverso la Statale 106, ci metto più di cinque ore. Per non parlare, oltre a quelle viarie, della mancanza di infrastrutture sanitarie, scolastiche per la prima infanzia e quindi gli asili nido. Queste dovrebbero essere la priorità, non individuare opere faraoniche con scarse possibilità di essere realizzate».

Aggiungerei anche infrastrutture industriali. «Il Sud – risponde Tridico - ha bisogno di un piano industriale serio e che possa riprendere le aree di sviluppo quali quelle del Vibonese, del Crotonese, del Reggino, del nord della regione, che sono state abbandonate per avere in sostituzione un'economia fatta di bar e ristoranti, che non porta produttività. Ma è un trend tutto italiano, basti vedere Melfi e Mirafiori in cassa integrazione. Quindi le politiche industriali devono essere dello Stato per poter funzionare».

Altro mattone rovente è quello del lavoro. «Mi fa specie vedere come la riduzione dei costi sul lavoro al Sud, introdotto dal governo Conte, sia messo in dubbio da questo Governo. Certo, ci sono vincoli di bilancio ed è importante capire qual è la spesa, ma quella era una politica che doveva andare avanti almeno fino al 2028, ma che sembra che da giugno possa essere definitivamente accantonata. Penso ci sia molto da fare – conclude Tridico – e tutte queste cose possono essere grandi risposte per il Mezzogiorno, specialmente per realizzare un disegno industriale che al Sud non c’è».