Non poteva che cominciare suonando “i maschi” di Gianna Nannini la puntata di Perfidia dedicata proprio ai “maschi”. E non a caso la conduttrice Antonella Grippo da «speleologa» delle parole intende evidenziare tutte le contraddizioni verbali, linguistiche e semantiche che hanno caratterizzato questo primissimo scorcio del Governo Meloni. Per l’appunto del “Presidente Meloni” visto che la diatriba sulla desinenza femminile è stata al centro di un dibattito tra «corporativismo femmineo», per dirla alla Grippo, e lo stesso neo presidente del Consiglio che con decisione ha chiesto di individuarla come “il Signor Presidente”. Ma sul piatto c’è sempre, ed ancora, la crisi delle forze progressiste.

Cacciari: «Per la sinistra sconfitta clamorosa»

Per dare un senso alla crisi della sinistra italiana, Grippo chiede conforto al filosofo Massimo Cacciari, definito un fustigatore per antonomasia dei costumi della sinistra che certamente non le manda a dire.

«Al di là di chiacchiere ed illusioni questo paese soffre la carenza di guida politica e di classe dirigente. È un paese corrotto nelle fondamenta, non nel senso banale della corruzione, ma nel senso letterale. È cioè un paese in cui comincia a non funzionare niente. Machiavelli diceva “corrotto” quando uno stato non funzionava. Questa crisi che dura da tangentopoli e dalla caduta del muro, nessuna l’affronta. Io invito a ragionare realisticamente ai politici di dire in pubblico quale sia la realtà. Facciamo campagne elettorali più di qualunque altro paese europeo. Nelle campagne vengono elencati i problemi, ogni dichiarazione del candidato del primo ministro fa l’elenco dei problemi e noi speriamo che sia la volta buona. Gli italiani cambiano nel tentativo sempre più disperato di trovare la volta buona»

Secondo Cacciari le forze politiche che hanno per anni decantato gli «archi costituzionali vari» si sono presentati sconfitti alle elezioni e non fanno nulla per evitarlo. Dopo di che è arrivato un risultato storico soprattutto perché arriva una donna che ha una storia al di fuori dell’arco costituzionale.

«È una sconfitta clamorosa, dovrebbe essere una sconfitta da vivere sul piano esistenziale se avessero un po' di decenza etica. Non solo, ma fanno anche queste figure, e sono arrossito, quando la deputata del Pd non si è resa conto della figura di m… dicendo alla Meloni che segue i maschi. Insomma non si rendono conto che cadono nel ridicolo. A chi non se ne rende conto cosa vuoi dire».

Per il filosofo, «c’è stato uno smottamento di tutta la sinistra, anche sindacale, dalla capacità di rappresentare quella che storicamente è la loro base sociale. Basta vedere la geografia del voto. Se avessero votato quelli sopra i 65 anni il Pd avrebbe il 28%, se avessero votato solo quelli sotto i 25 anni il Pd avrebbe il 12, se avessero votato quelli con il reddito medio alto il Pd sarebbe il primo partito, se avessero votato i più poveri sarebbe l’ultimo».

«Questi qui – incalza ancora Cacciari - hanno pensato che siccome non c’era più la centralità della fabbrica, della classe operaia si fosse giunti al punto della famosa società liquida, dove i partiti diventano semplicemente movimenti di opinione senza più differenze, ed hanno perso completamente di vista il fatto che la società è fatta di tanti settori molto differenziati e le disuguaglianze aumentano. I partiti della sinistra non si sono resi conto di questo e hanno smesso di rappresentare queste disuguaglianze in una situazione nella quale le differenze si moltiplicano. Conte invece ha capito e recuperato puntando a rappresentare settori dell’elettorato che temevano che una vittoria della destra-destra potesse mettere a rischio anche alcuni di quei minimi paracaduti che erano stati approntati, vedi il reddito di cittadinanza».

Se ne va Cacciari ed appare l’irriverenza di Enzo Filia che chiude la partita: “Geniale l’opposizione del Pd. Fingersi morti per restare vivi”.

Fratoianni: «Inaugurata battaglia per l’egemonia culturale»

Per Nicola Fratoianni che è stato provocatorio con le affermazioni sui nomi dei ministeri, la volontà era quella di segnalare che la partenza della maggioranza investe tantissimo sul piano simbolico identitario e lo fa in maniera conservatrice. «L’insieme di questi atti e il manifesto ideologico di Giorgia Meloni mi fanno pensare che questo governo si presenta al Paese avendo ben presente che sono strette le maglie economiche ma è più libero il terreno della battaglia per l’egemonia culturale, battaglia tipica della destra che ha capito che deve mostrarsi per quello che si è, mentre da questa parte molto spesso questa cosa si è dimenticata». Come se ne esce? «Riaffermando il proprio punto di vista sul mondo. La realtà è fatta di conflitti, si tratta di riconoscerlo».

Il «ritorno dei manganelli» è un altro argomento, mica tanto simbolico per Grippo che trova sponda nel leader di Sinistra Italiana, secondo cui «quanto successo alla Sapienza è molto grave e i manganelli non sono solo un simbolo».

Lo Schiavo: «L’opposizione è divisa e quindi debole. Ricostruire»

Per Antonio Lo Schiavo che si presenta sotto le insegne di “Liberamente progressisti” siamo ancora lontani dall’individuare una risposta alla sberla politica ricevuta dalla sinistra Italiana: «o riprende sintonia con i problemi della società italiana o rimarrà ancora una volta nelle paludi del correntismo che non serve a nulla».

«La divisione che vedo nelle opposizioni al governo nazionale – aggiunge - un po' rispecchia quello che sta avvenendo in Calabria». Insomma, per l’esponente di “de Magistris presidente” in Consiglio regionale, è vitale capire che stiamo attraversando una fase nuova: «o siamo radicali e forti nell’indicare un’alternativa o si aprirà un ciclo molto lungo per le destre». Un’affermazione che accende anche le micce di Antonella Grippo che subito mette il naso negli affari delle opposizioni a Palazzo Campanella. «L’opposizione è divisa – risponde prontamente Lo Schiavo – ed è un dato di fatto. Molto spesso non trova una sintesi ed è sempre più debole».

A livello generale, però, per Lo Schiavo bisogna abbandonare gli avamposti pessimistici. «Abbiamo un messaggio identitario dato dalla Meloni, e sono preoccupato del fatto che all’autonomia differenziata ci sia Calderoli. Il Polo progressista però va ricostruito. Serve la sinistra, serve il Movimento 5 stelle e serve anche il Pd, ma un Pd diverso. Dobbiamo ricostruirlo con un programma e persone diverse, perché se no è una minestra riscaldata a partire dal Consiglio regionale».

Saccomanno: «Salvini si muove bene. Ci vogliono interventi forti»

Giacomo Saccomanno non sa ancora se riuscirà a spuntarla nella partita dei sottosegretari. Il Commissario regionale della Lega si dice già onorato per far parte della lista dei papabili, ma chi conosce i fatti del Carroccio calabrese, ci terrebbe molto. «Le frizioni ci sono ovunque, l’importante è arrivare a sintesi e soluzione. Il governo è abbastanza coeso e forte. Salvini si sta muovendo perché l’Italia ha bisogno di interventi forti e l’opposizione dividendosi rende più facile il percorso del Governo».

Ferrara: «Donne ai vertici? Le ha portate tutte il centrodestra»

Per Laura Ferrara, europarlamentare cinquestelle, senza strizzare l’occhio alla maggioranza il Movimento si sta concentrando sui temi caldi del momento. Alla pentastellata preme affermare che il fatto che Meloni sia il primo presidente donna della storia repubblicana è un fatto importante, riflettendo però anche sulla circostanza che a portarcela lì siano state le destre e non le forze progressiste che si concentrano sulla terminologia, ma di fatto in Italia e in Europa le donne “al potere” sono tutte di area di centrodestra.

«Il Movimento invece dopo un periodo di assestamento è ripartito di slancio: «Il pd è un partito in difficoltà nell’identità stessa e nelle proposte da portare avanti e risulta, nell’opposizione che fa, evanescente».