“Colpisce, dinanzi all’ennesima figuraccia, il tentativo del presidente Oliverio di minimizzare: la sospensione per tre mesi, si giustifica, riguarda solo il potere relativo alle nomine. Come dire: gli italiani hanno visto in presa diretta l’Autorità anticorruzione cogliermi con le mani nella marmellata, ma io, anche se azzoppato, posso esercitare lo stesso le altre funzioni di governo”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale del Gruppo misto Mimmo Tallini, che aggiunge: “Dopo un anno di scelte sbagliate, si è capito che la specialità del presidente Oliverio non è il buon governo e neppure la capacità di tessere relazioni politiche ed istituzionali utili per la Calabria, ma quella di schivare le responsabilità. Ancora una volta, dopo la ‘questione De Gaetano’, piuttosto che riconoscere gli orrori di valutazione deliberatamente commessi, l’on. Oliverio scarica su altri le colpe dei misfatti. Ieri sugli assessori defenestrati, oggi sul Ministero della Funzione pubblica, con l’aggiunta di qualche suo stretto collaboratore che, anziché riconoscere la violazione di una norma dal contenuto inequivocabile, evoca complotti e fantomatici interessi lobbistici. Vedremo, ora, dinanzi a questo episodio clamoroso, se le vestali della trasparenza e della lotta alla corruzione, magari quelle associazioni che sono sempre pronte a sfruttare ogni atto del presidente Cantone per scagliarsi contro le Amministrazioni ‘nemiche’, avranno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Il punto è - spiega Tallini - che se un provvedimento, come quello assunto dall’Anticorruzione, così dirompente sul piano politico prima ancora che tecnico-giuridico, avesse colpito uno dei predecessori di Oliverio, il Pd avrebbe urlato al golpe, occupato l’Aula consiliare, spedito petizioni al Presidente della Repubblica. Aldilà di tutto, la questione vera, che emerge anche da quest’altra brutta storia, è l’isolamento politico ed amministrativo di un Governo della Regione che ha dato pessime prove, non solo di disinvoltura nel maneggiare norme e leggi, ma anche di cinismo e testardaggine politica. In sostanza, tutto ciò che è avvenuto in questi mesi conferma che l’esperienza Oliverio è stata una bolla di sapone: un coacervo di demagogia e superficialità, un impasto di superbia e di incapacità di governare. Siamo dinanzi ad un Presidente della Regione che parla di rottamazione, quando il primo a dovere essere rottamato, per palese inadeguatezza al ruolo che interpreta, è proprio lui”.Ancora Tallini: “Al centrodestra, pur con le sue difficoltà, tocca ora valutare il da farsi. Senza però mai dimenticare che la politica è anzitutto responsabilità e attenzione ai bisogni reali della Calabria e che la competizione con le forze dell’antipolitica, il cui percorso si caratterizza dalla protesta e mai dalla proposta, rischia di svilire la storia e la tradizione delle forze politiche di centrodestra e di gettare con l’acqua sporca anche il bambino. Dal sistema-Regione, in Calabria penalizzato pesantemente da quest’esperienza politica precipitata ben oltre le previsioni, i calabresi si attendono governabilità ed efficienza, visto che le emergenze sociali si sono acuite ed i bisogni delle famiglie cresciuti a dismisura. A chi chiede, dallo spazio politico di centrodestra, lo scioglimento della legislatura, è il caso di ricordare che, sebbene Oliverio e quanti ancora lo seguono costituiscono un vulnus per la Calabria, lo scioglimento non si può chiedere a fasi alterne o quando più aggrada a questo e quello”. Sottolinea il consigliere regionale d’opposizione: “Si apre, d’ora in avanti con maggiore urgenza, un dibattito che le forze politiche moderate e di centrodestra debbono saper affrontare senza farsi prendere dalla frenesia di semplificare i processi politici con azzeramenti spesso soltanto invocati. Abbiamo fin qui fatto all’interno del Consiglio regionale un’opposizione leale, ferma e diretta. Ce lo riconoscono i nostri elettori e ce lo riconosce la Calabria. Poniamoci tutti, adesso che il presidente Oliverio ha consumato la fiducia che gli era stata accordata, nella condizione di aprire un confronto politico ed istituzionale costruttivo, in grado di anteporre gli interessi generali della Calabria ad ogni tentativo di fuga in avantimotivato da logiche di parte o peggio personalistiche”.