È una matassa intricatissima la faccenda della nuova Statale 106. Una questione che cammina in bilico su un filo di seta, sottilissimo, tra confronto sociale e strumentalizzazione politica. E sopra questo filo, un elefante com’è l’opinione della gente. L’ammodernamento della Statale 106 è la madre delle questioni nel territorio della Sibaritide, ancor più della Sanità, della Giustizia e di tutti quei diritti sanciti dalla Costituzione che in questo area della Calabria e angolo del Paese stentano ad essere riconosciuti. Perché le strade sono come il mare, dove arrivano portano civiltà. E più sono larghe, comode e facilmente “navigabili” tanto meglio è per i territori che ne vengono attraversati.

 

Nella Sibaritide e nella nuova grande pòlis di Corigliano-Rossano di strade non ce ne sono molte e quelle che ci sono, sono vecchie, malandate e pericolosissime. La regina tra queste è la Statale 106, tra le dieci strade più pericolosa d’Europa (se si considerano tra queste il Passo dello Stelvio e alcuni tratti autostradali) e non per niente nota come strada della morte. Da queste si esclude la nuova Statale 534 (Sibari-Firmo) da poco aperta a doppia corsia nel tratto Doria-A2 perché rappresenta una bretella autostradale, decentrata rispetto ai più grandi centri della Piana (praticamente una cattedrale nel deserto!) – (leggi anche Un canale veloce tra la Sibaritide e l'autostrada A2. Apre la nuova Statale 534).

 

Tra cattedrali nel deserto e interessi criminali

Ora c’è una questione che tiene banco su tutte. L’ammodernamento del terzo megalotto. Il primo dei tre (gli altri due sono 8 e 9) che dovrebbero completare l’ammodernamento della Statale 106 lungo la ionica, dai confini con la Basilicata e fino a Catanzaro Lido. È il tratto Sibari-Roseto (leggi anche Statale 106, al via i lavori per il tratto Sibari-Roseto Capo Spulico): 38 km di nuovissimo asfalto a quattro corsie; il cantiere più grande d’Italia che vale 1.3 miliardi di euro, 10 anni di lavoro e una nuova prospettiva di progresso per i territorio dell’alto Jonio calabrese. Un’opera faraonica che avrebbe già attratto gli appetiti della criminalità organizzata che per mettere le mani sui lavori ha già iniziato la sua guerra intestina nella quale – secondo gli inquirenti – a pagarne le prime ed estreme conseguenze è stato l’ex boss Leonardo Portorato, ucciso il 6 giungo scorso a Villapiana (leggi anche L'omicidio di Villapiana e i lavori sulla 106. Portoraro voleva gestire l’affare da solo?).

 

Nuova Statale 106, qualcosa si è inceppato. Cosa?

Fino a qualche settimana fa, dopo l’ok definitivo da parte del Cipe, sembrava che i cantieri dovessero aprire da un giorno all’altro. Poi il brusco stop dettato da una obiezione sollevata dai parlamentari del Movimento 5 Stelle della Sibaritide. Un drappello di tre deputati e un senatore, guidati da Nicola Morra e sostenuti da Coldiretti, che non hanno nascosto per nulla la volontà di voler vedere meglio e bene nelle carte del progetto, nel luglio scorso scendono per le strade dell’alto Jonio con trattori a seguito ed inscenano la protesta al motto “Il terzo megalotto è un treno in corsa che noi fermeremo!”

Una posizione che ha fatto andare su tutte le furie partiti, sindacati, movimenti civici e istituzioni del territorio, con in testa l’Associazione Basta Vittime sulla Statale 106, incredula di fronte ad una posizione così controcorrente. Ed è stata proprio l’associazione delle vittime, nelle settimane calde di ferragosto, a paventare possibili interessi personali celati dietro alla posizione dei deputati M5S della Sibaritide.

Il tracciato di 38 km così come progettato non piace ai post grillini perché deturpa la catena costiera del Pollino e perché attraversa alcuni dei fondi agricoli più produttivi dell’alto Jonio. L’idea pentastellata, invece, è quella di procedere (fin dove è possibile) al raddoppio dell’attuale tracciato. Una “variante” che porterebbe ad un risparmio di circa 500milioni di euro rispetto al progetto iniziale ma che andrebbe fatta passare nuovamente da tutti i filtri procedurali. E quindi per il momento sarebbe a dire addio cantieri, soldi e lavoro.

Anche se – a dire il vero – gli stessi deputati a 5 stelle hanno già chiarito più volte che non si renderanno responsabili di ulteriori ritardi su un’opera che è necessaria e prioritaria su tutto.
Cosa succede allora? La goccia che nelle ultime ora ha fatto nuovamente e definitivamente traboccare il vaso è stata la richiesta di accesso agli atti del progetto del Terzo Megalotto, avanzata dalla delegazione parlamentare pentastellata sibarita alla direzione generale di Anas, dalla quale è scaturito un incontro, tenutosi a Roma lo scorso 6 settembre tra l’Amministratore delegato dell’ente nazionale strade e gli stessi parlamentari. Un incontro che ha fatto andare su tutte le furie il presidente di Basta Vittime, Fabio Pugliese, per la mancanza di trasparenza e chiarezza in cui si è tenuta l’enclave.

 

Pugliese: «Vogliamo chiarezza sull'incontro tra Anas e M5S»

È duro, durissimo il commento del presidente dell’Associazione Basta vittime sulla Statale 106. «Vogliamo sapere la verità – dice oggi Pugliese ai microfoni di LaC news 24 – in che termini si è tenuto l’incontro del 6 settembre scorso a Roma tra Anas, Governo e parlamentari Cinque stelle del territorio. Perché – si chiede il presidente di Basta Vittime sulla SS106 - questo incontro è stato tenuto nascosto dai parlamentari pentastellati e i cittadini ne sono venuti a conoscenza solo perché la nostra associazione ne ha data informazione? Un atteggiamento strano da parte di chi, invece, comunica tutto! Fanno selfie in ogni luogo e sono (o almeno dicono di essere) un libro aperto e poi si dimenticano di comunicare una notizia così importante. Ecco allora che noi, oggi, chiediamo ad onorevoli e senatori che rappresentano questo territorio di pubblicare la copia dei verbali dell’incontro e di pubblicarl in modo da consentire a tutti i cittadini di sapere cosa si sono detti, chi era presente e a che titolo erano presenti a quell’incontro. Su questa questione – aggiunge Pugliese - si crea un gap perché loro non solo non vogliono essere trasparenti con i cittadini ma addirittura celano evidentemente qualcosa che noi tutti non possiamo sapere».

A questo punto non resta che capire se davvero si celano interessi dietro a questa operazione. E se sì, in che direzione si rivolgono.