Il consigliere del Polo civico interroga la giunta sullo stato di avanzamento dei lavori sull’Alaco, ma coglie l’occasione per sottolineare la grottesca situazione in cui si ritrova la società che gestisce le risorse idriche di cui la politica deve occuparsi al più presto
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Dopo il passaggio in Commissione di Vigilanza, rimangono accesi i riflettori su Sorical. Nel corso del primo question time della XII legislatura è stata infatti discussa una interrogazione a risposta immediata presentata dal consigliere regionale Antonio Lo Schiavo (de Magistris presidente), per conoscere lo stato di avanzamento dell’iter progettuale per il rifacimento dello schema idrico dell’Alaco.
Una interrogazione, per la verità presentata il 12 gennaio scorso, che prendeva le mosse dalla grave emergenza idrica che aveva colpito la città di Vibo Valentia, nonché diversi comuni della provincia vibonese e della Piana di Gioia Tauro, a seguito di una frana di grave entità, e che si è trasformata in una amara constatazione per Lo Schiavo che si è domandato se Sorical Spa, stante lo stato di liquidazione, è nelle condizioni di garantire la distribuzione delle risorse idriche alla città di Vibo Valentia e ai comuni serviti dalle sue reti, richiamando l’attenzione sullo stato della Sorical e sulla sua effettiva capacità di assolvere alle funzioni cui è chiamata.
Non a caso Lo Schiavo ha poi richiamato la recente audizione del commissario liquidatore di Sorical, Cataldo Calabretta. «Il commissario ha, con molta franchezza, affermato che la società è allo stato incapace di far fronte alle emergenze e che i cittadini sono destinati a subire ancora numerosi disservizi. La società non ha quindi la forza per fare interventi anche perché il socio privato non ha intenzione di ricapitalizzare o intervenire con nuove risorse».
«È giusto che i calabresi sappiano che Sorical è ostaggio di una banca - continua il consigliere regionale -, con sede in Irlanda, di proprietà di un fondo governativo tedesco e che ogni possibilità di rendere pubbliche le acque calabresi è, di conseguenza, in mano ad una società controllata da un governo estero. Questa è una cosa estremamente grave di cui la politica deve farsi carico anche per accertare le responsabilità di chi ha permesso che l’acqua calabrese venisse svenduta a banche d’affari che oggi condizionano la possibilità di dare seguito alla volontà popolare sancita dal referendum sull’acqua pubblica».
All’interrogazione ha risposto la vice presidente della giunta Giusi Princi che ha elencato una serie di finanziamenti destinati ad interventi di manutenzione della rete adduttrice dell’acquedotto Alaco.
Gli argomenti utilizzati hanno soddisfatto Lo Schiavo che però ha continuato a indicare il vero vulnus della vicenda: «Questi - ha detto riferendosi alle somme citate dalla Princi - sono solamente numeri che non tengono conto del fatto che Sorical è impantanata in una controversia giuridica che la rende incapace di portare avanti qualsivoglia investimento. In più su di essa grava la spada di Damocle del Sistema integrato delle acque che tante perplessità sta suscitando. Tali numeri - ha concluso Lo Schiavo - non possono pertanto tranquillizzarmi: sono investimenti che al momento esistono solo sulla carta mentre Sorical appare come un gigante paralizzato. La politica ponga al centro il problema della gestione pubblica delle acque in Calabria senza rimandare ulteriormente».