Utilizzo beni confiscati alla mafia e impiego sociale delle risorse economiche ricavabili. In una mozione, presentata e approvata in Consiglio regionale, il presidente della Commissione anti ‘ndrangheta, Antonio De Caprio, ha impegnato il governatore e la giunta regionale «a voler richiedere al Consiglio dei ministri un diverso utilizzo delle risorse, provenienti dei beni confiscati per finalità sociali, inseriti nel Fondo unico di giustizia, al fine di restituire alle comunità calabresi un nuovo modello di sviluppo territoriale che argini la criminalità organizzata».

«In più, – si legge nella mozione - a sollecitare l’esecutivo nazionale e il ministero preposto a voler adottare linee guida e circolari, da indirizzare alle strutture dipartimentali o alle agenzie competenti, mediante le quali le somme, oggetto di confisca alla ‘ndrangheta, parte integrante del Fug, vengano utilizzate per porre in essere tutte quelle attività necessarie per far fronte alla crisi sanitaria e ospedaliera in cui versa la Calabria, e, non ultimo, a voler valutare l’ipotesi di utilizzare tali somme per abbattere il debito sanitario calabrese».

«Un aiuto concreto alle regioni più deboli come la Calabria – afferma De Caprio - potrebbe essere rappresentato da un diverso utilizzo degli immobili confiscati, da un diverso impiego dei proventi, derivanti dalle vendite degli stessi o, ancora, delle somme di danaro al fine di porre rimedio ad un gap sociale in cui versa la nostra Terra, rispetto alle altre regioni. L’utilizzo di tali proventi per ragioni di sanità pubblica – continua il capogruppo di Fi in consiglio regionale - avrebbe anche un valore altamente simbolico, posto che da emblema di prepotenza e dominio mafioso, i presidi sanitari, ristrutturati con i proventi dell’attività illecita, apparirebbero, agli occhi della popolazione, come il trionfo dello Stato. Inoltre – incalza il presidente dell’antimafia regionale - parte di tali risorse potrebbe essere impiegata, al fine di sostenere le imprese sane e virtuose e incentivare i giovani ad investire nella regione.

«Il tutto – conclude de Caprio – rilevato quanto ravvisato dalla Corte Costituzionale e dal principio ispiratore sulla destinazione dei beni confiscati, secondo cui «la restituzione alle collettività territoriali delle risorse economiche, acquisite illecitamente dalle organizzazioni criminali, rappresenta uno strumento fondamentale per contrastarne l’attività».