Il leader dell'opposizione in Consiglio nel capoluogo di regione nonché professore ordinario dell'Università Magna Graecia: «Gravissime condotte degli organi accademici dell’Unical. Molto dannose per l'intera comunità calabra»
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Un appello all'unità degli esponenti politici del capoluogo e della sua classe dirigente tutta, ma anche dei rappresentanti regionali, in favore della città. Questo il senso della "lettera aperta" (di seguito sintetizzata) di Valerio Donato. Che in qualità di consigliere comunale di Catanzaro (ex candidato a sindaco alle Amministrative del giugno scorso) e professore ordinario della Magna Graecia, ha denunciato le «gravissime condotte degli organi accademici dell’Unical. Molto dannose per l'intera comunità calabra, perché ispirate a un modello “campanilistico” oltreché animate da un atteggiamento di “pre-potenza” inaudita». Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto.
Lo stesso professore si riferisce in particolare «alla determinazione (dei vertici dell'Università della Calabria, ndr) di promuovere ogni azione finalizzata a istituire corsi “fotocopia” di altri già attivati in Atenei della regione e dall'Umg soprattutto. Iniziative tendenti ad affievolire le capacità scientifiche, didattiche e culturali, da quest’ultima maturate e riconosciute dalle comunità scientifiche nazionali e internazionali».
Il leader di Rinascita punta insomma il dito contro l'ormai noto progetto di alterare lo spirito dell’istituzione «dell’innovativo” corso di studi in Medicina e Tecnologie digitali nell'Università cosentina, a cui sono state destinate le migliori risorse umane e professionali dell’Unical e dell'Università di Catanzaro, ponendo così una proficua sinergia tra le diverse componenti del sistema universitario calabrese. A tal fine i due Atenei hanno stipulato una convenzione e costituito un comitato scientifico a cui affidare gli aspetti organizzativi. Un modello virtuoso, che aveva ingenerato l'auspicio di un futuro promettente per tutta la comunità regionale. Ma l’Unical – ha continuato contrariato – ha disatteso completamente, e con ogni probabilità strumentalmente, i “patti” stipulati per assecondare interessi di “bottega” a danno dell’Umg».
Un pesante atto d’accusa. Il professore infatti asserisce che: «A quanto è dato sapere il rettore dell’Unical avrebbe intenzione, insieme agli organi accademici competenti, di attivare un “autonomo” corso, indipendente questa volta da qualunque rapporto con l’Unicz. Ennesimo, tra i tanti sventati nei decenni passati, di istituire (ad Arcavacata, ndr) Medicina e Chirurgia. Un indirizzo dunque frutto di un pre-potente intendimento, che ha spesso animato i rapporti tra gli Atenei della regione assecondando una logica inaccettabile».
E a riprova di tale assunto sempre Donato rincara la dose: «Basti pensare che il diritto allo studio è stato per anni finanziato in modo squilibrato a vantaggio dell’Università di Cosenza, considerando come solo per l’ammontare delle borse di studio erogate l'Unicz ha ricevuto, per parecchio tempo, ben 3.5 milioni di euro in meno. Non dimenticando la pretesa di attivare Scienze Infermieristiche, presenti a Catanzaro, e Giurisprudenza Digitale. Atti – continua il docente – che potrebbero frustrare ogni sforzo dell’Ateneo del capoluogo, patrimonio inestimabile della comunità regionale».
Ad avviso di Donato, che evoca anche una serie di aspetti tecnici come quello relativo all'assegnazione della presidenza del Coruc (il coordinamento delle Università calabresi), lo scenario delineatosi richiede «il tempestivo intervento delle autorità preposte e dei rappresentati istituzionali, i quali non dovrebbero tollerare simili comportamenti. Disegni lontani da qualsiasi programmazione sistemica e capaci di favorire una "rinnovata guerra" tra popolazioni dilaniate da povertà e molti altri gravi problemi. Ecco la ragione per cui – conclude – esorta un intervento utile a perseguire l'interesse generale delle comunità. Un'espressione politico-istituzionale a beneficio di tutti i calabresi e del capoluogo in particolare, che non potrebbe più accettare un ulteriore scippo oltre alla marginalità a cui sarebbe confinato».