La mozione è stata presentata dal Movimento 5 Stelle, secondo cui il ministro del Turismo non ha fornito sufficienti spiegazioni durante la sua informativa e avrebbe mentito sull'avviso di garanzia. Ma per passare c'è bisogno dell'appoggio della maggioranza
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Verrà discussa al Senato il 26 luglio alle 10 la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle nei confronti del ministro del Turismo, Daniela Santanchè. Lo riferisce il capogruppo del Movimento al Senato, Stefano Patuanelli, al termine della conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama.
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La mozione era già stata annunciata dai 5 Stelle durante l’informativa che Santanchè aveva tenuto lo scorso 5 luglio in Senato, dove, accusano le opposizioni, non solo non ha fornito spiegazioni ma avrebbe anche mentito sull’avviso di garanzia, sostenendo di non essere stata indagata.
«Condotte spregiudicate che non possono essere proprie di un ministro»: si legge nella mozione di sfiducia, un documento di cinque pagine in cui si spiega che Santanchè, indagata per bancarotta e accusata di aver avuto condotte illecite e molto scorrette nei confronti dei lavoratori delle sue aziende, non avrebbe fornito spiegazioni sufficienti quando è stata chiamata a riferire in Senato. La conferenza dei capigruppo aveva cercato di calendarizzare la mozione già diversi giorni fa, senza riuscirci.
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È molto improbabile che la sfiducia vada a segno, le opposizioni dovrebbero trovare i voti anche di qualche compagno di coalizione del ministro del Turismo. Per far dimettere un ministro, infatti, è necessaria la maggioranza assoluta dell'Aula, il 50% più uno, numeri che la minoranza da sola non ha.
«Mi auguro che sia condivisa il più possibile», ha detto il capogruppo 5 Stelle al Senato Patuanelli. Il Pd è sicuramente dentro. «Come ha già detto la segretaria Elly Schlein, la appoggeremo», ha fatto sapere il presidente dei senatori Francesco Boccia.
«È una questione di rispetto delle istituzioni, di opportunità politica, e non certo di giustizialismo. Per questo chiediamo che la ministra faccia un passo indietro, per tutelare il prestigio e la dignità dell’istituzione che presiede, poiché al momento non sembra sia in grado di fornire risposte chiare ed inequivocabili sull’accuse di illecito mosse proprio dai dipendenti delle sue aziende. Non riteniamo che una persona così possa e debba ricoprire il ruolo di ministra della Repubblica», ha ribadito la deputata Chiara Gribaudo.
Disponibili a votare la sfiducia anche i parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra, mentre non si è ancora schierato il Terzo polo: «Ne parleremo per valutare bene il testo della mozione e decidere», dicono dal gruppo Azione-Italia Viva.