Big al completo per accogliere la vice segretaria del Pd Debora Serracchiani arrivata a Reggio per inaugurare la sede dei Comitati per il sì di piazza Camagna. Ad accompagnarla le deputata Stefania Covello e poi, eccezion fatta e giustificata per Marco Minniti, i vertici locali democrat con il sindaco Giuseppe Falcomata, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, il capogruppo a palazzo Campanella Sebi Romeo, il deputato Demetrio Battaglia e una pletora di amministratori locali.


Il messaggio ancora una volta è chiaro: il Pd reggino è convintamente per il sì, senza alcuna divisione. Già proprio la Provincia dove la sinistra del Pd, quella legata a Bersani, Cuperlo e D’Alema, era la più forte, sul referendum ha fatto una scelta precisa seguendo l’orientamento di Mario Oliverio. Quindi renziani della prima ora, come Irto e Falcomatà, e renziani ritardatari come Sebi Romeo hanno garantito il massimo dell’impegno per la fase finale della campagna elettorale.


E la Serracchiani ha gradito, tanto che a una domanda sullo “stato di salute” del Pd calabrese, si è lasciata andare a più di qualche annotazione positiva. «Mi pare che a partire dal sindaco di Reggio fino al governatore, gli esponenti del Pd calabrese siano molto attivi e dinamici. Il partito mi sembra ben radicato sul territorio e sta governando in condizioni difficili per tutti, lo dico da presidente di una Regione del Nord, ma adesso iniziano a parlare i primi numeri a partire da quelli che riguardano il Pil del Sud che è finalmente tornato positivo. Un dato – ha detto ancora la Serracchiani – che premia il lavoro fatto dal Governo con il master plan e con i Patti come quelli che sono stati firmati anche in Calabria».


Poi sono soltanto brindisi e foto di una festa con un breve discorso alla piazza per ribadire le ragioni del sì alla riforma costituzionale su cui si voterà il prossimo 4 dicembre.


«Sono ragioni semplici – ha spiegato la vice segretaria del partito - vogliamo che il Paese diventi più competitivo e anche più efficiente superando il bicameralismo e con l’eliminazione del Senato che diverrà il Senato delle Autonomie, cioè il luogo fisico dove gli esponenti dei territori potranno confrontarsi con il governo».


Quindi una rapida carrellata sugli altri principali punti qualificanti della riforma su cui il governo Renzi si gioca tantissimo. «Riduciamo i costi della politica ed eliminiamo gli enti inutili, superiamo le province e stabiliamo chi fa cosa tra Stato e Regioni senza andare continuamente davanti alla Corte Costituzionale». La nuova divisione delle competenze, secondo la Serracchiani, non comporterebbe nessun accentramento di poteri. «Al contrario – ha proseguito – ci sarà un’assunzione di responsabilità da parte delle Regioni e del governo che dovrà fare i piani strategici per tutto il Paese».


Tutte ragioni che la Serracchiani ha poi ribadito a Pizzo dove si è spostata nel pomeriggio invitando gli italiani e i calabresi ad accettare la sfida verso la modernità e a trarre spunto da quanto avvenuto negli Usa con le ultime elezioni.

Riccardo Tripepi