Da un lato Mario Occhiuto è stato prosciolto dal gip del tribunale di Cosenza nell’ambito dell’indagine sulle presunte irregolarità di un soppalco realizzato nella struttura commerciale del parcheggio di Piazza Bilotti, indagine avviata sulla scorta dell’intercettazione ambientale effettuata dal senatore pentastellato Nicola Morra. Dall’altro lo stesso Morra è stato politicamente assolto nell’aula di Montecitorio, dal sottosegretario alla giustizia Vittorio Ferraresi il quale, con la sua risposta all’interpellanza di Forza Italia, prima firmataria Jole Santelli, a ruota le sottoscrizioni di Roberto Occhiuto e Giorgio Mulè, ha certificato la correttezza dell’operato del maresciallo della finanza Domenico Portella e del magistrato Marisa Manzini, entrambi distaccati successivamente nella struttura di Morra, a Palazzo San Macuto, nel trattare il Cd-Rom contenente l’audio di una conversazione con Giuseppe Cirò, registrata dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, all’insaputa dell’ex braccio destro del sindaco, indagato a sua volta per le cosiddette creste sui rimborsi a Palazzo dei Bruzi.

La risposta del sottosegretario

Ferraresi, citando le relazioni ricevute sulla vicenda dal Procuratore Generale di Catanzaro Otello Lupacchini, e dal comando generale delle Fiamme Gialle, parla di assoluta regolarità delle procedure seguite: «Il comando generale della Guardia di finanza – risponde Ferraresi - ha riferito che, ad oggi, non sono stati ravvisati elementi suscettibili di valutazione in ambito disciplinare e neppure ostativi all'impiego di Domenico Portella presso la segreteria del presidente della Commissione bicamerale antimafia. Per quanto invece di competenza del Dicastero di giustizia – aggiunge il Sottosegretario - effettuate le opportune verifiche, si rappresenta che dalle informazioni fornite dal procuratore generale della Corte di appello di Catanzaro in ordine allo sviluppo della vicenda giudiziaria in esame, emerge l'assoluta correttezza e regolarità delle procedure seguite dal magistrato, dottoressa Manzini, nella gestione del procedimento, oggetto dell'interpellanza, non potendo assumere peraltro connotato di anormalità la consegna in tarda serata del supporto informatico, tenuto conto della peculiarità propria dell'ufficio di procura, che, proprio in funzione dell'attività istituzionale cui è preposto, non è sottoposto a specifici vincoli di orario anche per quanto riguarda l'acquisizione di atti di rilevanza investigativa, tanto che a tali fini solitamente l'ufficio dispone una turnazione dei magistrati».

La replica di Giorgio Mulè

Le parole dell’esponente di Governo non hanno soddisfatto Giorgio Mulè, relatore dell’interpellanza: «Non è normale – ha replicato il deputato forzista - che, alle 22, si bussi alla Guardia di finanza e si trovino quattro militari pronti a ricevere un Cd-Rom; io sfido qualsiasi italiano a recarsi in un comando dei carabinieri, in un commissariato di polizia: troverà un piantone e, se gli va bene, dopo avere fatto un'anticamera di due o tre ore, potrà, ad esempio, fare una denuncia. E, invece, qui, alle 22, ci si vuol far credere che è normale andare a un comando e trovare quattro militari, tra cui, guarda caso, il maresciallo, che poi viene chiamato nella segreteria particolare. E cos'è questa, se non la Securitate? Cos'è questa se non la prova provata, la pistola fumante, la prova regina, di una gestione privata e privatistica delle istituzioni? Viene, oggi, il sottosegretario a rivendicare l'assoluta correttezza della dottoressa Manzini, adesso. Il problema, al di là dei rilievi disciplinari che non sono stati mossi, è rispetto all'opportunità politica che un procuratore aggiunto, già titolare di inchieste avviate dal senatore Morra, diventi titolare di quest'altra indagine avviata alle 22 di sera, quando, guarda caso, è di turno la dottoressa Manzini».

Corso Mazzini, nuovo fronte dello scontro

La prima parte del duello politico-giudiziario tra Mario Occhiuto e Nicola Morra, si chiude quindi, in parità. Ma la partita non è conclusa. I deputati forzisti hanno già presentato sulla questione una nuova interpellanza, mentre dal canto suo, Nicola Morra, ha effettuato un accesso agli atti relativi alle autorizzazioni paesaggistiche concesse per effettuare i lavori di pedonalizzazione dell’ultimo tratto di Corso Mazzini, sollevando dubbi, come nel caso dell’abbattimento dell’ex Hotel Jolly, sulla regolarità della documentazione.