Nulla da fare per Mario Oliverio. Il vertice tenuto ieri nella sede romana del Pd  ha messo un punto fermo. Non potrà essere il governatore a rivestire il ruolo di commissario alla sanità. Ad impedirlo è la legge andata in vigore con il nuovo anno. Non rimarrà al presidente della regione che puntare a questo punto su un  tecnico, magari vicino a lui. Ma si tratterà pur sempre di una persona costretta tra virgolette a relazionarsi con il ministero della salute e soprattutto con quello delle finanze. Ciò significa che la nomina è destinata almeno per il momento a slittare. Non è escluso a questo punto che si provi a percorrere un’altra strada. Già stamane qualcuno ipotizzava una strategia di uscita dal commissariamento. Un iter tutt’altro che agevole. Certo, tornare all’ordinario significherebbe essere nelle condizioni di rilanciare gli investimenti, di ridare speranza ad un settore chiave per la punta dello stivale. In tal senso lo sblocco del turn over e la garanzia dei livelli essenziali di assistenza uniforme sul territorio, il rilancio della rete sanitaria sul territorio costituirebbero i primi passi verso il ripristino di quella normalità cancellata da anni di sprechi e vacche grasse. Anni pagati con tagli ai servizi onerosi che hanno messo a serio rischio il diritto dei calabresi di curarsi a casa propria.