VIDEO | In coda alla seduta approvato un documento che dà mandato alla Regione di mettere in atto ogni inizativa utile bloccare il provvedimento che toglie alla Cittadella il potere di nominare i manager. Durissimo Oliverio: «Non possiamo accettare che vengano favoriti interessi non sempre leciti». Annunciato anche il ricorso alla Corte Costituzionale
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In coda al dibattito il Consiglio regionale ha poi approvato un ordine del giorno, anche questo bipartisan, per impegnare il presidente del Consiglio regionale e il presidente della giunta ad attuare ogni iniziativa finalizzata «a non rendere operativo il decreto Calabria in materia sanitaria che non permette di assicurare la continuità dell’erogazione delle prestazioni sanitarie concernenti i livelli essenziali di assistenza».
Proprio quel decreto, fortemente voluto dal ministro Giulia Grillo, e approvato dal Consiglio dei ministri che si è riunito a Reggio Calabria lo scorso 18 aprile. Secondo quanto sostenuto nell’odg “il decreto viola l’autonomia della Regione sancita dalla Carta Costituzionale modificando norme ordinatorie attuative dell’art. 120, comma 2, (legge 131/2013), oltre alla presunta incostituzionalità con gli articoli 2,3 e 5 della Costituzione e con l’art. 77 in riferimento alle condizioni di necessità ed urgenza richiamate nel decreto”. Ancora l’odg rileva come il decreto «che dissente da quanto fatto, in ben nove anni, dai Commissari governativi nominati dai Ministeri competenti, non risolverebbe nulla rispetto alle problematiche sanitarie che la Regione vive da oltre un decennio, oggi aggravate dal blocco del turnover del personale che mette a rischio il diritto alla salute dei cittadini calabresi”»
Il dibattito in Consiglio
Sull’ordine del giorno è andato in scena un dibattito molto acceso contro la decisione del governo e, più in generale, contro i commissariamenti. Tra i più accesi Mimmo Tallini che ha fortemente criticato anche la gestione di Massimo Scura con Oliverio che annuiva punto per punto e Mimmo Bevacqua e Baldo Esposito, con quest’ultimo che si è appellato anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per bloccare l’iniziativa del governo Conte.
Le accuse
Per il capogruppo Pd Sebi Romeo «si tratta di un primo passo per la necessaria mobilitazione contro un provvedimento ingiusto. Il metodo commissariale lungo 10 anni che ha solo aggravato i problemi della sanità calabrese». Romeo ha poi difeso a spada tratta l’operato del governatore Mario Oliverio «che ha avuto atteggiamento coerente nei confronti di tutti i governi nazionali con il solo obiettivo di difendere il diritto alla salute dei calabresi». E poi durissime accuse: «E’ evidente che ci sono interessi per far restare la Calabria commissariata e che ci sono gruppi di potere che hanno interesse a far rimanere le cose come stanno. Ad esempio mi chiedo è possibile che fin qui l’advisor Kpmg non abbia mai risposto del suo operato?».
Gianluca Gallo, pur condividendo il documento, ha però evidenziato come «non si possano addossare solo ai governi nazionali le responsabilità di quanto sta avvenendo, perché è evidente che ci sono anche responsabilità di questo ultimo governo regionale sotto il quale il deficit è cresciuto».
Le parole del presidente Oliverio
A chiudere il dibattito il governatore Mario Oliverio: «Da un Consiglio dei ministri straordinario mi sarei aspettato provvedimenti straordinari su occupazione o sul porto di Gioia Tauro. Invece niente di tutto questo. Soltanto provvedimenti volti a criminalizzare la Calabria che viene descritta come un covo di malaffare e criminalità». Oliverio ha poi ripercorso l’iter del suo governo e delle sue scelte addossando ai Commissari ogni responsabilità, anche sulle gestioni delle Asp, compresa quella di Reggio Calabria.
Il presidente ha poi fatto un parallelismo con gli altri commissariamenti, come quello sui rifiuti: «in oltre dieci anni non hanno risolto niente ma solo creato le condizioni per mantenere la situazione rispondendo a un potere centrale e ad interessi non sempre leciti».
Il presidente della giunta ha poi annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Sanità non appena sarà pubblicato «perché è viziato da incostituzionalità, lede l’autonomia della Regione senza neanche essere stato sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni».
Riccardo Tripepi
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