Il ministro annuncia gli interventi «per riportare ai calabresi il diritto alla salute nella loro terra»
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«Negli ultimi dieci anni la sanità calabrese, già in emergenza, è peggiorata. Oggi è un giorno cruciale per riportare ai calabresi il diritto alla salute nella loro terra. Con l'approvazione del Decreto Calabria daremo una speranza concreta di cambiamento. Non c'è salute senza legalità». Lo scrive su Facebook il ministro della Salute, Giulia Grillo, a poche ore dalla prevista riunione del Consiglio dei ministri in Calabria per approvare il provvedimento.
Il decreto Calabria per la sanità
«Daremo dei superpoteri ai commissari da me indicati» ribadisce il ministro della Salute in un'intervista a Repubblica nella quale spiega i contenuti del provvedimento che il Consiglio dei ministri riunito oggi in Calabria approverà tra poche ore. I commissari, sottolinea «potranno nominare i vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere e non potrà più farlo il governatore come previsto dalla legge fino ad ora dalla legge sui commissariamenti. Inoltre imponiamo che tutti gli acquisti vengano fatti attraverso la Consip o altre Regioni che abbiano centrali uniche per gli acquisti».
Intervento «forte e necessario»
Il ministro spiega che questo intervento forte è necessario «perché negli ultimi dieci anni, quando i poteri straordinari erano in capo al presidente della Regione, la sanità calabrese è soltanto peggiorata. Il governatore ha sempre usato gli stessi manager, spostandoli nei vari incarichi. Il commissario deve poter scegliere i direttori Asl perché facciano pulizia contabile. Bisogna ricordare che nella regione sono fallite tutte le aziende sanitarie tranne una». Le altre regioni, assicura Grillo, non rischiano le stesse misure. «Non è possibile - dice - nessuno è nelle stesse condizioni. Solo la Calabria merita un intervento straordinario. Tra l’altro si tratta di una realtà che arriva da 10 anni difficili, perché ad esempio il commissariamento 'alla vecchia maniera' ha imposto blocchi di assunzioni che hanno ridotto il personale. Non possono andare avanti così per altri 10 anni. Chiedo di invertire la rotta in uno o due anni».