Le parole del Commissario Scura mortificano l’utenza di una vasta area della Calabria, che da sempre ha dovuto pagare il dazio più elevato in termini di servizi e di diritti: dalla Sanità, appunto, alla Giustizia, dalla mobilità alle infrastrutture. Apprendere della confermata chiusura del Presidio di Trebisacce e Praia a Mare, ospedali di confine, solo perché secondo l’emissario del Governo in quelle aree ci vivono solo “quattro gatti” mi riempie di amarezza e di sconforto. Per semplici e ovvie analisi che tutti possono comprendere. Innanzitutto perché la Regione Calabria versa ogni anno circa 280 milioni di Euro di spesa per migrazione sanitaria, di cui 9 milioni solo all’ospedale lucano di Policoro, struttura a servizio dell’Alto Jonio dopo la chiusura del “Chidichimo” di Trebisacce. La spesa sostenuta per i rimborsi all’ospedale di Lagonegro è, invece, cresciuta del 12% dopo la chiusura dell’ospedale di Praia a Mare. Secondariamente perché è assurdo, quanto illogico, sopprimere delle strutture sanitarie in previsione di istituirne di nuove che, a questo punto, non si sa nemmeno se verranno mai realizzate. E il mio non è sarcasmo, quanto piuttosto un dubbio lecito che sorge a seguito delle tante rassicurazioni, poi smentite, e dalle promesse, mai mantenute, di quanti, oggi consiglieri regionali di Maggioranza, che in campagna elettorale avevano assunto impegni concreti in merito alla riapertura di entrambi gli ospedali periferici. Evidentemente costoro a Roma non godono di alcuna considerazione né peso politico. Oppure, ancora più grave, hanno mentito sapendo di mentire solo per fini elettorali. Delle due una!

È quanto dichiara il Consigliere regionale della Casa delle Libertà, Giuseppe Graziano, commentando le ultime dichiarazioni del Commissario straordinario per la Sanità in Calabria, in merito alla confermata chiusura degli ospedali periferici.

Favorendo la migrazione sanitaria verso le Regioni limitrofe – continua il segretario questore del Consiglio regionale Giuseppe Graziano - la Calabria non uscirà mai dal piano emergenziale sanitario. Ma, come se non bastasse, alla immane spesa pubblica si aggiunge il dispendio economico e il disagio grave dei cittadini costretti, a causa di una mobilità paralizzata e di infrastrutture praticamente inesistenti, ad affrontare veri e propri viaggi della speranza per vedersi riconosciuto il sacrosanto diritto alla salute. È vero che riaprire i due ospedali periferici di Trebisacce e Praia a Mare comprometterebbe i conti, aggravando i costi pubblici, ma è altrettanto vero che si recupererebbero già nell’immediato i 9 milioni di Euro che la Regione Calabria versa alla Basilicata, solo per i servigi offerti dal nosocomio di Policoro. Ripristinare i due nosocomi significherebbe, altresì, rispondere a un’esigenza di mobilità carente, per non dire inesistente. Da una parte la Statale 106, meglio nota come strada della morte, dall’altra la Statale 18, realmente impraticabile, soprattutto d’estate, a causa dei flussi verso le ambite mete turistiche tirreniche. Se per la prima tristemente nota alle cronache come la strada più pericolosa d’Europa, non serve aggiungere altre parole, per la seconda intendo richiamare due episodi drammatici a conferma dell’inaccessibilità dell’arteria nel periodo estivo. E sulla quale due uomini, per cause diverse, una puntura d’insetto e un attacco cardiaco, hanno perso la vita per l’impossibilità di essere soccorsi in tempo. Un paradosso e una contraddizione dell’era digitale in cui tutti, almeno virtualmente, siamo perfettamente connessi e raggiungibili in tempo reale! - Ma se vogliamo essere ancora più critici – incalza Graziano – possiamo affermare con convinzione che la chiusura compromette anche la produttività e la crescita economica del territorio. Si pensi alla situazione specifica e molto diffusa in cui un cittadino anziano, o non autosufficiente, o semplicemente non automunito o patentato dovesse necessitare di cure, soccorso o soltanto di analisi o esami, come farebbe a raggiungere da Trebisacce e Praia a Mare e dintorni gli ospedali più vicini? Quali e quanti mezzi di trasporto esistono a supporto di questi cittadini e a garanzia di questi diritti? L’unica alternativa è quella di chiedere “il favore” a un amico o un parente. Che magari, a sua volta, per accompagnarlo dovrà assentarsi dal posto lavoro. Questo, appunto, creando scompensi reali all’economia. Ennesimo paradosso di una Italia al contrario, in cui a pagare il prezzo sono sempre i più deboli. Ecco perché – conclude il Consigliere regionale della Casa della Libertà – prima di procedere con le misure cervellotiche che hanno previsto la soppressione e il ridimensionamento di molte strutture ospedaliere calabresi sarebbe stato opportuno prevedere una riorganizzazione omogenea e completa della rete ospedaliera. Caso paradossale è la Sibaritide, in cui, per far fronte alla richiesta sanitaria, è stata prevista la realizzazione di un nuovo nosocomio ma in attesa della sua realizzazione (ammesso che avvenga!) sono stati soppressi due ospedali: Trebisacce e Cariati. È ovvio anche agli stolti il grave deficit del servizio.