La mega opera è diventata una grana e soprattutto non è spendibile in vista delle Europee dell’8 e 9 giugno. Il leader della Lega prova a mostrare i frutti concreti del proprio impegno. E con il suo libro tenta di tamponare l’ascesa del generale Vannacci
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Cucù, il Ponte non c’è più. Quella che doveva essere la madre di tutte le opere pubbliche, miracolo dell’ingegno italiano che tutto il mondo invidierà, sembra trovare sempre meno sostenitori.
Il paradosso è che anche chi ha spinto molto per la realizzazione dell’opera dimostra di crederci ogni giorno di meno. Domani il leader della Lega, Matteo Salvini, sarà in Calabria per il più classico dei tour elettorali. Il programma diffuso dal partito, però, segnala la sua presenza a Cosenza e Catanzaro. Stop. Nemmeno un’affacciata sullo Stretto. Troppi impegni, si legge nella nota della Lega, non hanno consentito al ministro per le Infrastrutture una tappa anche dalle parti dello Stretto. Ma allora cosa viene a fare in Calabria? A controllare qualcosa di più concreto, come i lavori sulla Ss 106. In mattinata sarà infatti in quel di Villapiana, sul cantiere dell’arteria che «finalmente, dopo decenni di inutili promesse, comincia a concretizzarsi grazie allo sforzo della Lega e del ministro Salvini». E il Ponte? Quello può aspettare. Forse perché i tempi di realizzazione dell’opera si sono tremendamente allungati e non è più spendibile per la campagna elettorale. Per l’8 e 9 di giugno non arriverà né un nastro da tagliare né un protocollo da firmare. Niente di niente. Solo tonnellate di carte e adempimenti tecnici.
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Mentre però la burocrazia fa il suo lento percorso, le critiche sull’opera continuano a martellare. Quasi tutte incentrate sull’assenza di altre infrastrutture per arrivare all’opera. Il candidato del M5S, Pasquale Tridico, ad esempio, in una intervista a Cosenza Channel ha sottolineato come da Scala Coeli (paesino del Cosentino di cui è originario) a Reggio Calabria ci si impiega quasi cinque ore. Ma le bordate arrivano anche da diversi esperti che sottolineano le difficoltà tecniche, e recentemente anche legislative, di realizzazione dell’opera.
Salvini allora ha intuito che il Ponte potrebbe trasformarsi in un boomerang politico in questa fase.
Elly Schlein, ad esempio, dopo la sua visita in Calabria è partita ieri mattina da Villa San Giovanni con il traghetto della “Caronte & Tourist” delle 10, si è imbarcata con un’auto in compagnia del suo staff. A bordo, tra una diretta social e strette di mano, Elly Schlein ha ribadito il no al Ponte. Alle 10.20, Schlein ha mandato la clip del suo sbarco: «Abbiamo attraversato lo Stretto con la nave e ci abbiamo messo appena venti minuti, a dimostrazione del fatto che il Ponte non serve». A seguire il lungo elenco di priorità che servono a Calabria e Sicilia prima dell’opera. Concetti che rischiano di far presa sull’elettorato.
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Così mentre il centrodestra litiga sul nome da dare all’opera che non c’è, dividendosi fra San Francesco di Paola (copyright del deputato meloniano Antoniozzi) e Silvio Berlusconi (idea di Roberto Occhiuto), il Capitano ha capito che è meglio svicolare dalla questione e mostrare ai calabresi i frutti concreti del suo impegno di ministro ovvero la Ss 106 che sia pure con grande fatica va avanti. Come dire: non ci siamo occupati solo del Ponte.
Ma oltre la Ss 106 Salvini sarà a Cosenza (14,30) e Catanzaro (16,30) per presentare la sua ultima fatica letteraria: “Controvento - l’Italia che non si arrende”. Una biografia politica che contiene dentro l’idea di Paese che ha in mente Salvini e molto patriottismo. Qualcuno ci legge una sorta di controcanto al volume del generale Vannacci “Il mondo al contrario” che ha fatto esplodere la popolarità del generale oggi candidato alle Europee proprio con la Lega. Anche in questo caso nel Carroccio, dove la candidatura del militare non è stata digerita benissimo come ha ammesso il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio a Perfidia, in molti pensano che sia stata una scelta controproducente. Girano alcuni sondaggi interni nella Lega che raccontano di altissime percentuali di consenso per Vannacci, vicine a quelle complessive del partito. Il timore che serpeggia è che il generale, una volta conquistato il seggio a Bruxelles, possa abbandonare la Lega e creare un movimento tutto suo. Per questo Salvini pensa di contrastarlo sul suo stesso piano per evitare che anche questa sua scelta si trasformi in un boomerang.