Il giudice emerito della Corte costituzionale è intervenuto nel corso dell’ultima puntata della trasmissione di Antonella Grippo mettendo l’accento sui rischi di una riforma che per essere attuata ha bisogno di rigidi paletti su diritti e prestazioni essenziali
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«Nelle democrazie ordinarie c'è una competizione tra maggioranza e opposizione. Qui c'è una competizione tra maggioranza e opposizione a cui si aggiungono delle competizioni all'interno della maggioranza e all'interno dell'opposizione. Il che vuol dire che noi stiamo facendo come dire un salto mortale, anzi un triplo salto mortale».
Descrive così, l’attualità del dibattito politico in corso, il professore Sabino Cassese, il giurista per antonomasia, giudice emerito della Corte Costituzionale, professore ordinario della “Normale” di Pisa.
A lui - ospite a Perfidia insieme all’ex parlamentare dem, Enza Bruno Bossio, al deputato Cinque stelle Riccardo Tucci, al sindaco di Sapri, Antonio Gentile, al direttore de “Il Quotidiano del sud” Roberto Napoletano e alla giornalista Flavia Perina - Grippo chiede una perfidia immediata, indirizzata al governo Meloni: «Diciamo che qualche volta hanno fatto degli scivoloni. Ma, insomma, bisogna pure tenere conto del fatto che hanno cominciato a camminare da poco».
Cassese: «L’autonomia già esiste con le Regioni»
In tema di Autonomia differenziata Cassese si mostra meno preoccupato del concetto in sè, che definisce un problema secondario. Per lui corriamo il rischio di non vedere i veri problemi, quelli importanti, che sono la sanità, la scuola e la protezione sociale.
«L’autonomia differenziata in linea di principio non ci deve spaventare, perché innanzitutto la parola autonomia vuol dire differenziazione. Nel 1948 e poi più tardi nel 1970 quando sono state fatte le regioni, se si voleva un sistema uniforme non le avrebbero create. Quindi autonomia differenziata, e in principio le regioni, vogliono dire differenziazione. L’autonomia differenziata, ora, significa una cosa diversa. Vuol dire differenziare anche le regioni tra di loro, ma creando qualcosa di intermedio tra le regioni ordinarie e le 5 regioni a Statuto speciale. Questo pone due ordini di problemi: il primo è che questa differenziazione può creare anche un diverso regime per gli italiani, e questo sarebbe grave, perché per gli italiani i diritti sociali fondamentali devono essere rispettati ovunque. Il secondo problema è che una volta che sono state differenziate le regioni tra di loro, in qualche modo salta la differenziazione tra le regioni a statuto ordinario e quella a statuto speciale, perchè ci sarà qualcuno più differenziato di qualcun altro, e questo è un problema serio.
Ma per Cassese questi problemi si possono anche risolvere perché una soluzione è quella di prevedere dei livelli essenziali delle prestazioni uguali per tutti. «Una soluzione è dire alle Regioni, tu hai autonomia differenziata ma non avrai più risorse dallo Stato di quelle che prendi oggi. Cioè con i mezzi che c'hai corri più veloce, ma corri da solo più veloce, non con i mezzi che ti dà lo Stato. Si capisce che questo risolverebbe il problema».
Per Enza Bruno Bossio il vulnus di questa Autonomia differenziata, che per il Nord è sostanzialmente un’autonomia fiscale, è il criterio della spesa storica che va eliminato per garantire Lep uguali in tutto il territorio. D’accordo sulle posizioni di Bruno Bossio, c’è anche Tucci, che pone anche il problema del numero di materia che rientreranno nell’Autonomia.
Per Cassese anche in questo caso la soluzione ci sarebbe: «Ognuno dei livelli essenziali di prestazione dovrebbe essere accompagnato con tutte le risorse necessarie per assicurare il livello essenziale, come fosse un cartellino con il prezzo accanto a ciascuna di queste prestazioni, e naturalmente dovranno esserci poi i trasferimenti statali o gli strumenti fiscali aggiuntivi per tutte le regioni per assicurare quella prestazione. Quindi la soluzione in astratto c'è, in concreto questo comporta che l'offerta della torta venga distribuita in maniera corrispondente a livelli essenziali delle prestazioni. Ma questo comporta che a qualcuno aspetti più piccola ed a qualcun altro una fetta più grande».
Infine con riferimento alle materie Cassese pone un quesito: «Siamo proprio sicuri che devono essere trasferite tutte e 23 le materie? Ma a voi sembra possibile che le regioni abbiano delle competenze in materia di relazioni internazionali, di relazioni con l'Unione Europea? È giusto questo? O non sarebbe più giusto che queste relazioni vengano mantenute direttamente dallo Stato? Quindi il problema delle 23 materie richiede un esame, materia per materia».
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