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La svolta ieri sera durante un vertice con la coalizione allargata alle forze che hanno aderito alla mozione di sfiducia con cui si è posto fine all’Amministrazione Occhiuto. Al termine dell’incontro è stato diramato un documento unitario.
“I soggetti qui riuniti si predispongono a dare vita ad una ampia coalizione capace di imprimere una svolta radicale alla vita politica e amministrativa della città. Qualora non si riuscisse a trovare una sintesi su un candidato ampiamente condiviso - si legge nel documento – la coalizione si è impegnata a procedere alla celebrazione delle primarie, per come già annunciate dal Partito democratico”. Fin qui niente di nuovo. Le consultazioni avviate da Magorno e Guglielmelli con gli alleati dovrebbero concludersi entro il prossimo giovedì con l’ufficializzazione di un candidato condiviso o con l’indizione delle primarie che, a questo punto, dovranno essere di coalizione. Intanto c’è già chi sta raccogliendo le firme da presentare per partecipare alle consultazioni interne.
Si tratta di Marco Ambrogio, Bianca Rende ed Enzo Paolini, schierati da tempo ai nastri di partenza delle primarie. La candidatura che invece sembra perdere quota è quella del manager televisivo, Lucio Presta. La dichiarazione di Guglielmelli, infatti, non sembra lasciare spazio a soluzioni estranee alla coalizione riunita in queste ore per trovare la quadra. Dice, il segretario provinciale del Pd, “che il candidato dovrà uscire dal tavolo del centrosinistra”. Una soluzione che sembra tagliare fuori l’agente dei vip che ha sempre manifestato il carattere civico e antipartitico della sua candidatura.
L’aspetto che rimane da chiarire riguarda adesso la posizione e le determinazioni che assumerà Giacomo Mancini, ormai definitivamente e dichiaratamente rientrato nei ranghi del centrosinistra. Stando a quanto riferiscono alcune fonti sempre molto informate, sembrerebbe che Mancini si stia giocando le sue carte ai tavoli romani spendendo la sua vicinanza con Denis Verdini e contando sul ruolo decisivo che proprio quest’ultimo gioca negli equilibri di governo messi a repentaglio dai fragili numeri del Senato.
Angela Bruni