Ai profili di presunta ineleggibilità della forzista Valeria Fedele fin qui sollevati da qualcuno, in attesa di capire se ci sarà un formale ricorso giudiziario attraverso cui farla decadere dalla carica di consigliere regionale alla quale è stata eletta lo scorso 4 ottobre, si aggiungerebbero anche quelli di incompatibilità.
Tutti da dimostrare, però, anche questi. Comunque sia, il motivo sarebbe aver assunto il ruolo di direttore generale e coordinatrice dal 2015, salvo poi lasciarlo per assumerne altri nel pubblico - come si evince dal suo curriculum - in una società, la Energy Max Plus Srl, della famiglia dell’attuale compagno di vita Gennaro D’Addosio e perché sempre tale gruppo campano continua a lavorare con la Regione Calabria ottenendo commesse non di poco conto dall’ente. Ma vi è di più: la Energy Srl ha anche avuto rapporti professionali di rilievo con le Aziende sanitarie provinciali di Catanzaro e Crotone.

Procediamo con ordine, però. La prima e più consistente ipotesi, come premesso, è quella secondo cui la diretta interessata sarebbe stata ineleggibile in virtù della funzione di dg della Provincia del capoluogo, da cui non si è dimessa alla vigilia della presentazione delle liste malgrado la candidatura ricadesse nel collegio del medesimo territorio. Tesi da appurare, che passa dall’interpretazione della legge nazionale in materia mancando una previsione ad hoc a livello periferico a differenza delle altre realtà italiane. Di certo, invece, per ora c’è che la Fedele è stata dirigente di settore al dipartimento Personale della Cittadella in un periodo, ricompreso tra il 2010 e il 2013, in cui peraltro a fungere da assessore c’era Mimmo Tallini, dal canto suo nelle ultime settimane “traballante” segretario provinciale di Fi in rottura prolungata con i vertici calabri del partito azzurro e in particolare con il leader Giuseppe Mangialavori.

Corsi e ricorsi (stavolta non giudiziari) della storia, che tuttavia qui c’entrano marginalmente. Considerato come il profilo politico al momento passi in secondo, se non in terzo, piano rispetto a una vicenda legata alla normativa sulla candidabilità di alcuni soggetti in determinate posizioni di asserita incompatibilità. In base a quanto detto va invece approfondito, anche per ragioni di opportunità, la funzione della Fedele in una ditta privata che con la Regione ha parecchio lavorato, seguitando a farlo anche adesso. Circostanza che potrebbe aprire nuovi scenari sul fronte della verifica della posizione della dirigente.

Senza contare l’aspetto principale di un’elezione accaduta mentre lei era dg in Provincia. Prima di concludere, però, occorre riferire in breve sulla natura del rapporto fra la Cittadella e la Energy Max di cui l’avvocato Fedele ha appunto assunto la direzione circa sei anni fa sebbene, lo si ribadisce, le successive dimissioni. A riguardo va precisato che l’appalto di manutenzione e pulizie alla sede della giunta regionale era stato vinto dalla Manital di Ivrea, leader nazionale nel settore prima dell’iniziativa della Consip (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) dalla quale è partito per altre vicende l’accertamento su un’intesa anticoncorrenziale e iniziato un procedimento in seguito a cui la Manital ha avuto gravissime ripercussioni sul piano aziendale.

L’impresa piemontese che aveva prima vinto la gara della Cittadella, con un ribasso del 30%, subito dopo ha quindi subappaltato gli interventi all’Euroservices di Lamezia (per la pulizia) e appunto all’Energy di Casoria (per la manutenzione) in cambio di una commissione del 20%. Questo il passaggio che ha determinato il conferimento dell’incarico alla società del compagno della Fedele, che comunque ha in essere contratti anche con altri Dipartimenti regionali. Comunque sia, la questione resta delicatissima anche perché c’è chi ipotizza che l’eventuale ineleggibilità della Fedele potrebbe minare l’intera lista di Fi.