Riceveranno tutti, per ora con una sola eccezione, un costoso regalo di Natale. L’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Calabria, lo scorso 5 dicembre, ha assegnato circa 1,7 milioni di euro a 9 dei 10 gruppi politici rappresentati in assemblea. 

La parte più consistente dello stanziamento, pari a 1,4 milioni, è destinata a coprire le spese per il personale delle varie formazioni; il resto, circa 247mila euro, riguarda invece le loro spese di funzionamento.

Più eletti, più soldi 

L’erogazione di questi fondi è prevista dalla legge 13 del 2002. Il sistema è parametrato sul peso di ogni gruppo: più consiglieri elegge una determinata forza politica, più soldi riceverà per le sue spese. Per quelle relative al personale, ad esempio, ogni consigliere eletto fa scattare un budget quantificato in poco più di 45mila euro, l’equivalente del costo di una unità di categoria D6. Poi ci sono le spese di funzionamento, per le quali ogni gruppo ha a disposizione un contributo di 5mila euro all’anno per ogni consigliere iscritto, più un importo complessivo pari a 0,05 centesimi per ogni abitante calabrese. 

A cosa servono 

A cosa servono questi soldi? «Esclusivamente agli scopi istituzionali» riferiti all’attività del Consiglio e «alle funzioni di studio, editoria e comunicazione». Non beccano alcun contributo, invece, i nuovi gruppi composti da un solo eletto. Ecco perché per il Misto, del quale fa parte la sola Amalia Bruni, per ora non è stato stanziato nemmeno un centesimo. 

Presto però il budget dovrà essere modificato, visto che, giusto lunedì scorso, Antonio Lo Schiavo ha annunciato il suo addio al gruppo “De Magistris presidente” e la contestuale adesione alla formazione di Bruni. 

In realtà, in Consiglio esiste anche un altro monogruppo, quello dell’Udc (rappresentato da Giuseppe Graziano), a cui i fondi saranno comunque erogati perché lo Scudocrociato, a differenza del Misto, era già composto «all’esito delle elezioni». 

E così, in virtù di questa regola, nessun gruppo rimarrà a bocca asciutta nel prossimo futuro: il Misto, che con l’ingresso di Lo Schiavo ha raddoppiato i propri componenti, presto maturerà il diritto ai fondi, peraltro senza lasciare completamente a secco Ferdinando Laghi, unico superstite di un gruppo, Dema, già presente alle Regionali 2021. La politica non butta mai niente. 

Più soldi per Fi

Il meccanismo di ripartizione dei fondi è oltremodo complesso, ma si può capire meglio prendendo in esame i budget assegnati a ogni gruppo. 

Quello che riceverà più soldi sarà Forza Italia, il partito che, con otto consiglieri, vanta il maggior numero di eletti in assemblea. Solo per il personale, gli azzurri riceveranno quasi 363mila euro ogni anno, cioè più di 30mila al mese. Il calcolo va fatto così: i 45mila euro del costo di una categoria D6 moltiplicati per gli otto eletti. Fi prende la fetta più grossa della torta anche per le spese di funzionamento: quasi 64mila euro all’anno, frutto della quota di ogni singolo consigliere (5mila euro), sommata a quella “territoriale” (5 centesimi moltiplicati per i circa 1,8 milioni di abitanti, diviso i 31 eletti in Consiglio).  

E il Pd?

Dopo quello berlusconiano, il gruppo che riceverà più fondi è quello del Pd, che schiera cinque consiglieri. Ai dem andranno 227mila euro per il personale, più altri 40mila per il funzionamento.

Seguono Fratelli d’Italia e Lega (quattro eletti ciascuno): 181mila più altri 32mila, per un totale di 213mila euro all’anno.

M5S, Forza azzurri, Coraggio Italia e De Magistris presidente (considerando anche Lo Schiavo) riceveranno risorse pari a 107mila euro a gruppo (91mila per personale e 16mila per funzionamento).

Per l’Udc sono previsti 53mila euro (45mila+8mila). Pochi, se confrontati con le cifre a disposizione degli altri partiti. Ma bisogna pur accontentarsi: di solito si trova di peggio, sotto gli alberi di Natale.