La Giunta chiamata a ratificare il voto non si è ancora insediata. E a rilevarlo è stato anche il Tribunale di Catanzaro (ASCOLTA L'AUDIO)
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A cinque mesi dal voto, l’elezione dei consiglieri regionali non è ancora stata convalidata. Nella Calabria delle regole violate non è nemmeno la prima volta che si verificano questi ritardi. Fatto sta che i 31 componenti della massima assemblea legislativa calabrese sono dei quasi abusivi. E questo loro status ha già creato una specie di cortocircuito istituzional-giudiziario.
La Giunta che non c’è
Dopo la tornata dello scorso autunno e la successiva proclamazione degli eletti a opera dei tribunali circoscrizionali, toccava alla Giunta per le elezioni di Palazzo Campanella formulare le proposte per ogni singolo consigliere da trasmettere all’Aula per la convalida finale. Non è successo nulla di tutto questo, per il semplice fatto che quella Giunta non si è ancora insediata. In realtà non si tratta di un semplice ritardo, ma di una violazione del Regolamento interno dell’assemblea regionale, oggi guidata dal leghista Filippo Mancuso, eletto in occasione della prima seduta dell’assemblea, il 15 novembre scorso.
L’articolo 17 è chiaro: «Il presidente nella prima riunione successiva alla sua elezione, comunica al Consiglio i nomi dei consiglieri regionali, designati, uno da ciascun gruppo, per costituire la Giunta delle elezioni». Fin qui (quasi) tutto bene, visto che i 10 componenti sono stati effettivamente indicati (Arruzzolo, Bevacqua, Bruni, Crinò, De Nisi, Gelardi, Graziano, Lo Schiavo, Neri e Tavernise). Il problema è che lo stesso articolo stabilisce che la Giunta «è insediata entro i successivi sette giorni con l’elezione nel suo seno del presidente».
La seconda seduta del Consiglio regionale è avvenuta il 29 novembre, dunque, a conti fatti, la Giunta si sarebbe dovuta insediare entro il 6 dicembre. È andata diversamente: a più di tre mesi da quella deadline fissata dal Regolamento, non c’è un presidente e, quindi, nemmeno l’organismo che avrebbe dovuto convalidare l’elezione dei consiglieri.
L’articolo 18 riporta infatti che, subito dopo l’elezione del suo presidente, la Giunta delle elezioni, «a cominciare dai propri membri», esamina le «condizioni di eleggibilità dei singoli consiglieri regionali». E «qualora sussistano» condizioni di ineleggibilità, la Giunta, «sulla base degli elementi acquisiti», propone al Consiglio «le conseguenti decisioni a norma di legge». Inoltre, «la Giunta presenta al Consiglio le proprie proposte entro 15 giorni dalla sua costituzione; trascorso inutilmente tale termine si intende proposta la convalida».
È tuttavia evidente che, nelle condizioni attuali, non sia possibile né esaminare le eventuali condizioni di eleggibilità/ineleggibilità dei consiglieri né avanzare alcun tipo di proposta all’assemblea.
La pronuncia del Tribunale
A rilevare implicitamente questa violazione del Regolamento, pochi giorni fa, è stato pure un Tribunale, quello di Catanzaro. I giudici del capoluogo, nel dichiarare inammissibile il ricorso proposto da Pietro Molinaro per l’annullamento dell’elezione della leghista Simona Loizzo, hanno accolto una delle linee della difesa, quella secondo cui l’azione sarebbe stata inammissibile/improcedibile «non avendo ad oggi il Consiglio regionale adottato alcuna delibera di “convalida degli eletti”».
D’altra parte – è scritto nella parte dell’ordinanza in cui si riportano i contenuti della memoria presentata da Loizzo –, «la mancata adozione di tale atto conclusivo del procedimento elettorale, quale presupposto processuale indefettibile della domanda, renderebbe – ad avviso della difesa della resistente – inammissibile l’azione». Eccezione che il Tribunale ha poi ritenuto «fondata» e degna di «accoglimento». Ecco il cortocircuito che si trasforma in paradosso: Loizzo non può perdere il seggio perché, formalmente, ancora non ce l’ha.
Va detto che i ritardi nell’insediamento della Giunta non sono una novità di questa legislatura. In quella precedente, l’organismo è diventato operativo circa sei mesi dopo il voto. In quella iniziata nel 2014, addirittura dopo più di un anno. Insomma, una regola sempre rispettata esiste: i consiglieri devono essere abusivi, almeno per un po’.