Nella sesta puntata della trasmissione condotta da Antonella Grippo, le contraddizioni degli schieramenti in campo. Aieta (Pd) “assolve” Muraca. La Falcone (de Magistris) è un rullo compressore
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“Ramm o' tiemp' che t' faccio capì frà qual è o'problem” canta Clementino, che fa da colonna sonora alla sesta puntata di Perfidia. A ritmo di rap, Antonella Grippo fa il suo ingresso in studio salutando i suoi ospiti – Anna Falcone (de Magistris presidente), Giuseppe Aieta (Pd) e Pietro Molinaro (Lega) – e spiegando che il titolo della trasmissione, “Bande larghe”, è una imboscata semantica perché il senso è flessibile e presta il fianco ad interpretazioni molteplici, ma sicuramente non si riferisce alla tecnologia. Piuttosto, allude alla guerra tra bande che sta attraversando gli schieramenti in campo, se non all’interno dello stesso partito, in questa campagna elettorale per la conquista della Regione.
Chi siete, da dove venite, cosa portate?
Il primo ad ardere tra le fiamme, sapientemente alimentate dalla Grippo, e Giuseppe Aieta che, dopo un periodo di riflessione ha abbandonato le sponde oliveriane per candidarsi nelle fila del Partito democratico che, per lui, ha allestito una lista forte: credo sarà il primo partito in Calabria e a Cosenza è più forte che nelle altre circoscrizioni. Mi sono candidato per portare una ventata di novità e riavvicinare quanti sono scappati.
Anna Falcone, va come un treno. Innescata dalla conduttrice, spiega che quella di de Magistris è una coalizione civica e si rivolge alle persone che non ne possono più di polpette avvelenate servite dalla politica: «Abbiamo messo insieme storie di uomini e donne credibili che vogliono riportare in Calabria un diritto alla normalità. Per tutti contro la malapolitica».
Pietro Molinaro da parte sua decanta la forza della coalizione di centrodestra. Di primo acchito non parla di unità, ma lancia la Lega alla conquista del primato parlando di competizione che – spera – possa portare più elettori alle urne.
Contraddizioni…
Pronti via, e Molinaro è subito sotto il fuoco di Antonella Grippo che mostra al suo ospite le rivendicazioni di Giorgia Meloni rispetto al ticket Occhiuto Spirl’. L’esponente del Carroccio sottolinea che dialettica e provocazioni sono il sale della politica: «Sto a quello che dice Matteo Salvini, proviamo a vincere e vincere bene e ci auguriamo che tutti mantengano gli accordi. Il ticket Occhiuto Spirlì non è nato in Calabria ma a livello verticistico. Vediamo cosa succede…». La Grippo non molla e descrive Salvini – rispetto all’accordo preconfezionato - un po' in contraddizione col suo essere uomo di popolo, da investitura diffusa. Per Molinaro la presenza di Salvini in Calabria testimonia proprio questo e il ticket è solo una formula politica nata per le grandi città e la Calabria è stata inserita in questo percorso.
Quando la conduttrice fa notare a Molinaro che la Lega è data in caduta libera, chiedendogli se il ticket reggerà comunque con FdI avanti, il consigliere uscente parla di grande entusiasmo attorno al Carroccio e tanta voglia di cambiare da parte dei calabresi.
La Falcone viene invitata al banchetto e lei non si lascia pregare nel dire che il centrodestra è furbo a non far venir fuori i contrasti che pure ci sono, ma soprattutto che il loro interesse è mettere le mani sui soldi del Pnrr assicurandosi che il nascituro governo della regione sia filo nordista. Molinaro ribatte prontamente sostenendo che la nostra regione esce dall’emergenza se c’è una classe dirigente calabrese che si rimbocca le maniche e lavora. «Peccato che la destra abbia tagliato i fondi del Pnrr del 50% - attacca la Falcone - tagliando le gambe anche alla Calabria». Ma per Molinaro non è un problema di soldi…
Aieta trova meravigliosa l’uscita della Meloni, perché – dice – ha rotto uno schema indigesto per i calabresi che hanno “subito” Spirlì. «Ma anche lo stesso Occhiuto, che è uomo di esperienza come è possibile che si faccia affibbiare nel ticket, Spirlì? Che per i calabresi è un’offesa».
Molinaro sottolinea che Aieta è stato tra quelli che hanno apprezzato la gestione Spirlì: «Ma quando Spirlì ha condiviso la scelta di Longo da parte di un governo che non vuole bene alla Calabria, io ho avuto il coraggio in Consiglio di dire a Longo di dimettersi, gli altri no».
Ci pensa la satira di Enzo Filia a fare la cronaca della legislatura, ricordando a Molinaro che la Lega ha creato la sesta Commissione per fare spazio proprio a lui. Che, ovviamente, pur avendola presieduta, nega la ricostruzione.
Pd alla deriva… correntizia
La Grippo non è contenta ed affonda il coltello nella piaga del Pd, negli ultimi giorni alle prese con la grana della candidatura di Giovanni Muraca, assessore di Giuseppe Falcomatà a Reggio, coinvolto nell’affaire Miramare insieme al primo cittadino di Reggio. Per la conduttrice ci sarebbe una guerra correntizia latente tra i ticket Graziano/Irto (Lotti) e Muraca/Falcomatà (Provenzano) e la mossa della candidatura, nonostante il dettato del codice etico, è stato per fare un dispetto al sindaco di Reggio e perché scorresse del sangue tra le due correnti. Aieta – che confessa di guardare con simpatia alla corrente Base riformista a cui si rifà anche Irto - prova a ridimensionare il problema dell’incandidabilità di Muraca, per un reato che i partiti stanno depenalizzando, focalizzandosi sul fatto che l’assessore reggino non può essere un competitor di Irto che viaggia a vele spiegate.
La Falcone da parte sua ricorda il recente passato – Zingaretti docet – per affermare che il Pd è un partito dilaniato più interessato alle poltrone che altro.
Aieta eccepisce che ormai in Calabria chiunque si alza la mattina e decide di candidarsi al Consiglio regionale senza aver dimostrato di aver mai fatto qualcosa. Si accende quindi una querelle con la battagliera Falcone che contesta ai partiti di non far accedere alla vita politica le persone capaci, e quindi l’unica soluzione è crearsi uno spazio.
A proposito di classe dirigente, la Grippo contesta a Molinaro che la Lega è lontana dall’averne una calabrese. «Penso che oggi – ribatte il leghista - il problema degli elettori è che non riconoscono alla politica credibilità e reputazione».
Polpette avvelenate
La successiva polpetta avvelenata della Grippo riguarda Nino Spirlì, la cui figura, per lei, ha finito per fagocitare la Lega. Molinaro accusa il colpo e ritiene sbagliato personalizzare un anno di gestione della Regione su Spirlì e sul Covid la cui competenza è dello Stato. La Grippo non molla l’osso e fa rivedere a Molinaro quanto detto da Talerico proprio a Perfidia circa la possibilità che salti il ticket Occhiuto Spirlì. Ma per Molinaro: «La Lega si rafforzerà per la capacità di lavorare per un cambiamento all’interno del centrodestra. Non mi scandalizza la discussione. Io il patto non l’ho siglato, io non mi sono candidato perché Nino Spirlì faccia il vicepresidente ma per dare un contributo alla Calabria. Insomma, non sono innamorato di Spirlì». Dichiarazioni che fanno ammattire la Grippo, forse perché nessuno nella Lega sopporta più la figura di Spirlì che… ha finito per fagocitare la Lega.
Poi è il turno di de Magistris raccontato dalle parole taglienti di Mario Oliverio secondo cui il sindaco di Napoli non avrebbe dovuto candidarsi. La difesa è ovviamente affidata alla Falcone, convinta che Oliverio stia combattendo una battaglia personale: «è grave che ognuno parli come se non avesse governato. Avrebbe fatto bene lui a non candidarsi. De Magistris al contrario di quello che si dice, ha portato a casa il Bilancio che è un fatto storico».
Aieta ricostruisce l’addio con Oliverio che non ha voluto condurre la sua battaglia all’interno del Pd, e la Falcone cerca di mettere al bando l’idea che de Magistris essendo “forestiero” non può candidarsi in Calabria: «La verità è che c’è un patto scellerato con le segreterie nazionali, per legittimare le politiche nazionali dei partiti di centrodestra e centrosinistra, e la Calabria è scomparsa».
La Grippo allora rilancia, parlando di “brand de Magistris” che tira più degli altri in campo che accende nuovamente la Falcone secondo la quale il sindaco di Napoli rischia di vincere la competizione. Per Aieta il “brand” finirà il 5 ottobre, quando non si parlerà più di de Magistris che ha commesso l’errore di non capeggiare le proprie liste.
Fenomenologia del corpo
La Grippo manda in onda una foto che ritrae de Magistris, al fianco del quale c’è la Falcone e una donna che lo guarda con ammirazione, con una vignetta che parafrasa un Fantozzi d’annata “è un bel presidente, un santo. un apostolo”. Quella donna è Nadia Gambilongo, sottolinea la Falcone che si scaglia contro la foto e la sua simbologia che il movimento “me too” scansati. La conduttrice ci scherza su, ma non troppo, mettendo sul tavolo della discussione la fenomenologia del corpo umano e quanto conti anche l’appeal nel consenso popolare. Ma non ripetetelo alla Falcone.