È caos in riva allo Stretto per la manovra tentata dal primo cittadino che ha sostituito le sue scelte “tecniche” dell’ultimo rimpasto senza avvertire i dem. Firmati due decreti di nomina su tre e domani c’è Consiglio comunale
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In questo fine settimana in riva allo Stretto sembra di respirare l’aria pesante che tra la fine del 2023 e l’’inizio del 2024 accompagnò il rimpasto di giunta che, imbottita di tecnici, avrebbe dovuto caratterizzare il “terzo tempo” della sindacatura di Giuseppe Falcomatà che, all’epoca rientrava dalla sospensione comminata per effetto della Legge Severino in relazione all’affaire “Miramare”. Il sindaco tornava a Palazzo San Giorgio col petto in fuori e “scagionato” dalla Cassazione dalle accuse e dagli addebiti inflittigli nei precedenti gradi di giudizio.
Oggi invece, Giuseppe Falcomatà sembra travolto dagli eventi. per via di una sostituzione all’interno di quella giunta, che sembrava un semplice cambio di guardia e che invece fino al momento si sta rivelando un boomerang politico di non piccola entità.
La volontà del primo cittadino era rimpiazzare l’assessore titolare della delega alle Attività produttive, Marisa Lanucara che, da una vita in Confcommercio, si è ritrovata a gestire processi molto importanti per la città senza trovare veri alleati all’interno dell’esecutivo e della maggioranza che sostiene il primo cittadino, come nel caso della chiusura dei mercati di Piazza del Popolo.
Un quasi isolamento che ha suggerito un cambio della guardia che doveva essere indolore, e risolversi in 24 ore. Così nel breve volgere di qualche ora giovedì scorso sono arrivate a tutte le redazioni giornalistiche le dimissioni della Lanucara, giustificate da «motivi familiari» che naturalmente si sommano alle difficoltà incontrate nello svolgimento del mandato.
A Palazzo San Giorgio in un batter d’occhio arrivò anche il nome della sostituta – in ossequio alle quote rosa – che Falcomatà aveva appena chiesto al partito di Azione: Ramona Angela Calafiore, già candidata alle Europee con il partito di Calenda. La Calafiore ha già avuto confidenza con Palazzo San Giorgio, avendo ricoperto un incarico all’interno di una delle vecchie società miste, ma anche una esperienza maturata in Regione al Dipartimento Infrastrutture e Lavori pubblici. Moglie del già consigliere comunale Tonino Serranò – che si è seduto sugli scranni del Consiglio comunale sotto le insegne del centrodestra di Giuseppe Scopelliti – Ramona Calafiore, benché la prima ad essere “nominata” è però l’unica rimasta in attesa dell’ufficialità.
Il nodo Azione e le conseguenze
In molti hanno mal digerito l’assegnazione dell’assessorato ad Azione, ma è pur vero che Lanucara è stata sponsorizzata proprio dalla segreteria metropolitana dei calendiani reggini retta da Santo Suraci. Un fatto è però che Azione – dopo l’uscita dal partito del vicesindaco Carmelo Versace - non conta alcun consigliere comunale a Palazzo San Giorgio anche se ha mantenuto uno stretto contatto, offrendo il relativo sostegno al primo cittadino, mantenendo due postazioni nelle amministrazioni targate Falcomatà (Lanucara appunto a Palazzo San Giorgio e le deleghe di Rudi Lizzi alla Città Metropolitana). E tuttavia la sostituzione di una “tecnica” con una “politica” ha risvegliato gli appetiti del gruppo Red (Nino Castorina, Carmelo Versace, Filippo Burrone) e del gruppo dei Democratici e progressisti che fa capo a Nino De Gaetano, che erano rimasti all’asciutto a gennaio del 2024 quando Falcomatà annunciò, a margine di settimane di interlocuzioni infuocate anche con il suo partito, la giunta del cosiddetto “terzo tempo”.
Il blitz… incompleto
La scelta di Falcomatà ha quindi rimesso in moto vecchi dissapori, e il sindaco si è visto costretto a liberare almeno altre due posizioni “tecniche” all’interno dell’esecutivo, e per non alterare altri equilibri, a pagare sono le sue scelte del 2024: Elisa Zoccali e Franco Costantino. Così venerdì sera il sindaco ha incontrato i due gruppi: ad entrambi ha chiesto un assessore, “concedendo” la quota rosa ai Democratici e progressisti di De Gaetano e di indicare un nome maschile al gruppo che fa capo a Nino Castorina.
Nel giro di 24 ore sono arrivati i nomi richiesti, e anche la nomina con tanto di decreto firmato: al neo assessore Filippo Burrone (Red) sono conferite le deleghe alla Città Pulita (Ambiente, Ciclo integrato delle acque e dei rifiuti); all’assessora Giuggi Palmenta sono conferite le deleghe alla Città Sicura (Polizia Locale, Beni Confiscati, Politiche del Lavoro, rapporti con le organizzazioni sindacali e legalità). Al Vicesindaco Paolo Brunetti è assegnata la delega alle Grandi Opere che fu di Costantino.
La manovra lampo di Falcomatà ha però scontentato molti, anche perché questa operazione segna un ritorno in giunta, quello della Palmenta, moglie del consigliere comunale Marcantonino Malara, già ex nella giunta defenestrata al rientro dalla sospensione nel gennaio del 2024. La cosa non ha fatto fare salti di gioia a chi con motivazioni ritenute insufficienti si era visto sostituire dai tecnici. Da Irene Calabrò ad Angela Martino, ci potrebbe infatti essere la fila dietro la porta del sindaco a chiedere spiegazioni sulle nuove scelte.
Ma è proprio qui che si è impuntato il carro, proprio a pochi metri dall’arrivo. Perché il terzo decreto di nomina – quello relativo ad Azione - non ha mai avuto il crisma dell’ufficialità. Ma non solo, perché a salire in cattedra ora è anche il Partito democratico, cittadino e provinciale, che con una nota congiunta dei segretari Bonforte e Morabito, ha bacchettato il primo cittadino rimproverandogli di non aver informato gli organi del partito delle sue volontà - «apprendiamo dai giornali» è l’incipit - e chiedendo anche una interpartitica per provare a capire il da farsi con il contributo della coalizione.
Il rifiuto di Azione
Mettendosi così le cose il segretario metropolitano di Azione, Santo Suraci, ha deciso di rompere gli indugi e di tirarsi fuori dalla partita, comunicando nella serata di sabato a Falcomatà della volontà di rinunciare all’assessorato. La dichiarazione, rilasciata in esclusiva a ilreggino.it, suona così: «Azione rifiuta l’assessorato proposto dal sindaco Falcomatà e non cade nel burrone – afferma il segretario ironicamente, ma non troppo -. Abbiamo sempre inteso la politica come un servizio fondato su due concetti fondamentali, la meritocrazia e la qualità. Quindi, guardiamo avanti con prospettive di qualità».
Una dichiarazione netta e senza fronzoli quella del segretario di Azione. Se non vedo la qualità che può dare garanzie a Reggio in quest’ultimo scorcio di consiliatura – è il ragionamento di Suraci – allora non posso neanche accettare che si sacrifichino persone di alto profilo, svilendo il ruolo di assessore.
Banco di prova
Una posizione inedita e coraggiosa quella di Azione che ora mette in crisi Falcomatà, e con lui questo anno rimanente di amministrazione, atteso che si tornerà al voto nella primavera del 2026. Ma non solo. Perché sono ormai note le ambizioni personali e politiche del sindaco reggino che guarda alla candidatura alla presidenza per la Regione Calabria. C’è infatti da giurare che un altro a non fare i salti di gioia per questa fase inaspettata di rimpasto sia proprio il segretario regionale dem Nicola Irto, alle prese non solo con le imminenti amministrative in delicati centri della nostra regione, ma anche della fase congressuale in cui sarà impegnato il partito. Oltretutto è fallito anche il tentativo da parte di Falcomatà di chiudere la partita entro domani, lunedì, che è anche il giorno in cui è stato convocato il Consiglio comunale, al quale il sindaco dovrà presentarsi con una giunta incompleta e con il conseguente strascico polemico. Un iinvito a nozze per le opposizioni di centrodestra.