“Gli esiti del referendum hanno dato un segnale chiaro ed inequivocabile: la riforma proposta dal governo Renzi non era adeguata a rinnovare l'assetto istituzionale e mancava alla base un processo di condivisione che consentisse di arrivare ad una proposta coerente al contesto sociale e alle reali esigenze di cambiamento del Paese”. A dichiararlo, con comunicato, è Orlandino Greco, consigliere regionale della Calabria e leader dell’Italia del Meridione.

 

“La classe dirigente che guida il Governo non è stata in grado di leggere tra le righe di un malessere sociale ormai diffuso, facendo propendere le propria azione verso scelte divisive della comunità. Non c’è da stupirsi, allora, se, dopo anni di consultazioni popolari connotate da alti tassi di astensionismo, si sia registrata una partecipazione di massa. Oltretutto – continua la nota - la bocciatura referendaria lascia sospesi alcuni provvedimenti legislativi ordinari collegati alla riforma costituzionale che rischiano di restare monchi e privi di senso. Mi riferisco in particolare all'Italicum e alla "riforma Del Rio"”.

 

Rispetto al primo, è indispensabile “che l'eventuale Governo di scopo individuato dal presidente Mattarella scriva, insieme a tutte le forze presenti in parlamento, dopo l'approvazione della legge di stabilità, una legge elettorale che superi le lacune dell'Italicum e del Consultellum garantendo governabilità e rappresentanza democratica attraverso l'introduzione delle preferenze alla camera dei deputati e al senato, dei collegi uninominali e la cancellazione dei listini bloccati scelti dalle segreterie di partito”.

Dopo l'approvazione di questi provvedimenti, a giudizio del consigliere regionale “si dovrà andare subito al voto per ripristinare la sovranità personale da troppo tempo esautorata da governi tecnici calati dall'alto”.

 

“Il nuovo parlamento dovrà occuparsi prioritariamente di riordinare l'assetto istituzionale per colmare i vulnus causati dall'introduzione della riforma “Del Rio”. La riforma costituzionale bocciata con il referendum, infatti, avrebbe dovuto cancellare definitivamente le province proseguendo il percorso avviato con lo svuotamento delle competenze per come previsto dalla "Del Rio"(56/2014). Oggi le Province sono enti di secondo livello che sopravvivono in un vero e proprio stato di caos istituzionale. Come vado ribadendo da tempo, è indispensabile una riforma costituzionale che superi le lacune della riforma “Del Rio” e preveda: l'eliminazione delle regioni statuto speciale, il superamento dell'attuale divisione delle regioni da sostituirsi con cinque macroregioni con soli poteri di controllo e programmazione, il ritorno alle province storiche riassegnando le competenze antecedenti alle modifiche introdotte dalla legge 56/2014. I cittadini, con il loro "no" hanno espresso la loro contrarietà ad una riforma della Costituzione mai condivisa e distante dalle esigenze reali del Paese. Una nuova stagione delle riforme è possibile- ha concluso Greco - a patto che in questo processo vengano coinvolte le autonomie locali e tutte le forze politiche presenti nel nuovo parlamento legittimamente eletto”.