VIDEO | Il manager parla a 24 ore dal varo bipartisan deciso dal Consiglio regionale di un sistema di regole nato da una sua proposta: «Oggi la politica mi ha reso orgoglioso di essere un calabrese testardo»
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«Le problematiche, rispetto alla ventilata ipotesi che il governo impugni la legge regionale che crea una premiliatà negli appalti pubblici per gli imprenditori che denunciano il racket, a mio parere sono superabili: confido che il senso di questa norma possa essere fatto proprio anche dalla legislazione nazionale». Così il manager Antonino De Masi all’indomani del varo, con voti unanimi del Consiglio regionale, di un sistema di regole nuove nato da una sua proposta.
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L’imprenditore, che ci riceve nel suo ufficio nell’area industriale di Gioia Tauro – dentro un’azienda che più da 10 anni è presidiata dall’esercito – è pronto ad esternare la sua doppia soddisfazione. «Oggi la politica, tutta la politica, mi ha reso orgoglioso di essere un calabrese testardo che ha creduto e crede che ognuno deve fare la propria parte – sostiene – ma, allo stesso tempo, mi ha reso orgoglioso per aver colto l’essenza di un contributo, esterno alla politica, in cui ho tentato di aiutare lo Stato e i miei colleghi».
È lineare il ragionamento di De Masi, la cui attività nel settore metalmeccanico non ha a che fare con commesse pubbliche, e quindi non avrà alcun beneficio tecnico dal nuovo indirizzo. «L'imprenditore che subisce – aggiunge – vuole avere fiducia nello Stato, per questo ho pensato ad una leva anche emotiva che potesse scuoterlo, facendogli pensare una volta di più che denunciare conviene perché la legge è ancora una volta di più dalla tua parte». De Masi ha chiarito che i possibili dubbi sulla costituzionalità della norma, che entra in una materia che è appannaggio dello Stato e potrebbe creare delle distorsioni del mercato, sono state analizzate dai suoi avvocati anche prima della approvazione, oggetto di un confronto preliminare anche con il presidente Roberto Occhiuto.
«Esistono dei casi – conclude – in cui organismi pubblici, penso all’Agea, considerano possibile un sistema in cui si chiede agli imprenditori talune caratteristiche di trasparenza. Ecco, io penso che il giogo della criminalità organizzata non sia un fardello che l’imprenditore subisce solo Calabria, ritengo sia possibile e doveroso far passare questo principio su scala nazionale».