Il ministro delle Infrastrutture archivia i timori degli ambientalisti che denunciano il rischio di danni per la fauna in caso di realizzazione dell’opera. «Mi piacerebbe che entro due anni iniziassero i lavori di scavo»
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A chi afferma che il Ponte sullo Stretto potrebbe causare danni all’ecosistema e alla fauna locale, Matteo Salvini risponde così: «Adesso qualcuno dice che potrebbe causare problemi agli uccelli che ci andrebbero a sbattere, ma gli uccelli non sono scemi, voleranno evitandolo». È quanto il vice premier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha detto in Sardegna, all'assemblea di Alis, l’associazione Logistica dell’intermodalità sostenibile.
Parole destinate a scatenare nuove polemiche e a rinfocolare l’avversione di molti ambientalisti al progetto, soprattutto in considerazione del fatto che lo Stretto è uno dei passaggi obbligati per molti uccelli migratori che si spostano tra Europa e Africa. Una prima replica è venuta dalla co-portavoce di Europa Verde e deputata di Alleanza Verdi-Sinistra Eleonora Evi: «Non può essere, non è possibile che abbia davvero detto quelle parole. Siamo sconcertati. Il Governo si faccia carico di restituire serietà al dicastero».
Salvini ha anche tracciato un ruolino di marcia, auspicando che i lavori inizino presto: «Mi piacerebbe che i primi scavi partissero da qui a due anni, anche se il ponto non potrà comunque essere completato nel corso di una Legislatura».
Recentemente il ministro ha anche annunciato l’intenzione di “riesumare” la Società Stretto di Messina, in liquidazione dal 2013. Controllata da Anas e compartecipata da Rfi e dalle Regioni Calabria e Sicilia è dunque dello Stato, ma allo Stato ha fatto causa per 325 milioni di euro. Oggi costa ancora 150mila euro l’anno per le parcelle agli avvocati che resistono in giudizio a richieste di risarcimento per circa 800 milioni di euro.
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