Antonella Grippo sembra più leggera. Entra sulle note di “Ma quale idea” di Pino D’Angiò, ma poi cita subito Bacone e Focault per sostenere che “il sapere è potere”. Di fronte a lei, sulla (s)comoda poltrona rossa c’è Amalia Bruni candidata del “centrosinistra ortodosso” vestita di bianco e con un sorriso a portata di mano.

Neanche il tempo di cominciare la quarta puntata di Perfidia, che la Grippo la mette a suo agio: Se la relazione tra medico e paziente è di totale dominio, tu hai mai utilizzato questo rapporto in modo cinico, dall’alto del tuo sapere e della tua conoscenza? Per Bruni, che scarica "quel" Focault, «la relazione tra medico e paziente è orizzontale, così come con la sua famiglia».

Il confronto con Amalia Bruni

È solo l’antipasto del vis a vis tra la conduttrice e la scienziata, a cui viene subito chiesto cosa ci fa una donna con il suo background nell’agone politico calabrese. Bruni, con un sorriso afferma: «Diciamo che sono venuta a dire che il re è nudo… perché se questa politica avesse contribuito a risolvere i problemi di questa terra, non c’era bisogno che Amalia Bruni avesse una crisi esistenziale importante, si rimboccasse le maniche per scendere in questo agone politico».

La conduttrice, in perfida forma, non perde occasione per stuzzicare la candidata, sostenendo che il Nazareno abbia scelto lei facendosi scudo del suo sapere e della sua storia per non intestarsi una sconfitta politica certa. La Bruni non si scompone – «me ne può interessare di niente», dice – e rimarca come alla fine la scelta sia stata la sua: «io ho preteso la coalizione. Il Pd è il partito più grande ma è anche uno dei partiti, come c’è il M5s e altri movimenti».

Neanche la satira di Enzo Filia scuote la Bruni, concentrata a non cadere nelle famigerate provocazioni di Perfidia. Sul tavolo c’è un parallelismo di incomprensibili scelte fatte dai dem che sono passati da Pippo Callipo ad Amalia Bruni. Per lei però nulla di strano né da cui discostarsi: «Collettività, società civile, i partiti si rinnovano. Questo doveva succedere prima, e questo ha relegato la politica ad essere dei politicanti che della politica si nutrono e ne fanno un mestiere».

La biografia non autorizzata di Bruni

Sono quattro i minuti in cui si concentrano vita e miracoli dell’Amalia “ombrosa e cazzuta” scelta dal Nazareno (inteso come largo del…) per investirla del ruolo messianico di statista, facendole credere di essere Margareth Thatcher. «La politica però… è un’altra cosa», la provoca Antonella Grippo, che ha vergato di suo pugno la scheda biografica – non autorizzata - della candidata del centrosinistra.

Amalia Bruni sta al gioco e apprezza. Ride e con una buona dose di autoironia risponde alle domande della conduttrice.

«È un campo diverso in cui il mio modo di affrontare le cose è lo stesso. Perché la conoscenza dei problemi è la base e il metodo e l’identificazione dei risultati è quello che dobbiamo fare. In Calabria sembra essere tutto fermo e inamovibile. Non si può accettare».

Il ruolo di Irto

La Grippo le contesta il distinguo manicheo tra la società politica, luogo delle nequizie, e il paese reale che vanterebbe le anime belle.  

«Non è così, perché di politici intelligenti e illuminati ne abbiamo avuti e ne abbiamo. Non è mai tutto bianco o tutto nero, ma è un problema di proporzioni, di dati e risultati. Se non ci sono i risultati qualcuno ha sbagliato».

La Bruni respinge l’idea comune che vorrebbe la scelta caduta sul suo nome direttamente nelle stanze romane del Nazareno e sottolinea che «la scelta è locale». Ma in realtà si riferiva alla proposta del suo nome, la scelta è un’altra cosa. «La proposta – racconta - è arrivata da Nicola Irto che alla ricerca di una persona con determinate caratteristiche ha realizzato che quella persona potevo essere io».

Il caso Villella

La Grippo non demorde, manda in sovraimpressione il titolo di un articolo giornalistico che riprende la presenza nella lista del Pd di Acquila Villella, che alcuni non hanno gradito. La Bruni però riesce ad uscirne con una battuta che ribalta la situazione: «Lei è la politica, si è proprio rovinata con la mia presenza».

Diverso l’approccio alla contestazione di essere “elitaria e distaccata come una certa borghesia” piovutagli addosso da Jasmine Cristallo, leader delle Sardine calabresi. «Lei è una radical chic e non mi appassiona. Sono quelli che ragionano per i massimi sistemi senza guardare alla collettività e ai problemi. A me interessa dare un risultato alla Calabria che sta morendo».

Quando sullo schermo arriva Luigi de Magistris, Bruni ricorda come, ad aprile, ricevette la solidarietà del sindaco di Napoli per le vicende del Centro di neurogenetica: «Com’è che una volta sono santa e una volta in un campo diverso divento una perfida strega». A proposito del fatto che de Magistris si collochi al di fuori del centrosinistra, Amalia Bruni ribatte che «è talmente fuori dall’alveo del centrosinistra che c’è un pezzo di centrodestra che gli è andato dietro».

Oliverio, e il gran rifiuto

Con Mario Oliverio non c’è stato mai feeling politico. Rispetto personale, certo, ma politicamente le strade con Amalia Bruni non si sono mai incrociate concretamente. O forse si. Fatto sta che la Bruni ha parlato di una esclusione per opportunità. L’ex presidente della Regione ha risposto che non ha mai chiesto di essere “intruppato”. «Lui chiedeva di fare una lista e c’erano presenti dei nomi che non ritenevo opportuno che ci fossero. Ho chiesto che fossero cambiati. Questo lavoro che ha fatto Oliverio, e de Magistris, rischia di regalare alla destra una vittoria di cui dovranno sentirsi responsabili».

Ma, insiste la Grippo, Oliverio più di un tentativo di avvicinamento l’ha provato ma è stato respinto del Pd e messo da parte ignorando la storia politica che- aggiunge Amalia Bruni che si professa da sempre una persona di sinistra– a me non appartiene.

E poi, ancora la Grippo, tra il serio e il faceto, sostiene che Oliverio è l’ultimo esemplare di uomo post silano da battaglia che si contrappone ai mollicci Boccia e Letta, definiti cicisbei. Ma Bruni, glissa, e la accusa di avere una visione rudimentale. Salvo poi ricordare di averlo chiamato nelle prime ore della proposta per avere un consiglio sul da farsi.

La retorica sulle quote rosa

La conduttrice introduce il tema della melensa retorica di genere, secondo cui una donna è sempre meglio, e capace, di un uomo, anche in politica. Una “impostazione biologica” che anche la Bruni rifiuta: «Le quote rosa non piacciono a nessuno, però meno male che questa legislatura partirà con una quota di donne capaci. Tante donne brave potrebbero entrare in politica se la società ti protegge da un punto di vista di welfare».

Poi è il momento dell’ultimo spot elettorale che i detrattori hanno criticato aspramente sostenendo che la Bruni strumentalizza il femminicidio: «Se uno si occupa dei problemi del quotidiano deve prendere in considerazione un tema del genere che tra l’altro continua ad essere un tema disgraziatamente potente».

I candidati alla presidenza

Dopo aver “subito” la Grippo e le accuse dei detrattori, è il momento della rivalsa per Amalia Bruni che finalmente può aprire il fuoco su una serie di personaggi che l’hanno criticata.

Su de Magistris ricorda cosa lascia – una situazione economica complicata a Napoli – e che ci prova per via di affetti familiari senza però aver avuto grandi risultati né da magistrato né da sindaco.

Su Oliverio la massima cattiveria che riesce a dire la Bruni è la considerazione che vuole l’ex presidente della Regione restio di fronte al ritiro per fare spazio ai giovani. Una scelta, per la candidata, che non fa crescere neanche il partito.

Di Nino Spirlì, la Bruni condanna l’operato: «ha distrutto questa terra in maniera profonda avrebbero dovuto fare l’ordinario e lo straordinario nel covid e stanno facendo lo straordinario e non l’ordinario nel covid e nella pandemia. Bocciato da tutti i punti di vista e mi auguro di non averlo più nei posti di potere e di organizzazione».

Di Occhiuto dice di non aver visto, nonostante sia un politico di lungo corso, effetti della sua politica in Calabria. «Ascrivo a lui, come gruppo politico le responsabilità di una terra che è allo sfascio».