Il centrosinistra calabrese pare essere sull’orlo di una crisi di nervi, come capita di sovente. Dallo Stretto al Pollino è un susseguirsi di tensioni e nervosismi nonostante da un punto di vista formale tutto sembra filare liscio come l’olio. La segreteria regionale dei democrat inonda redazioni e social network di comunicati sulle iniziative referendarie e sullo spirito unitario con il quale il partito sta sostenendo le ragioni del sì alla riforma costituzionale, così come vuole Renzi.

 

Eppure alla Regione è guerra fredda tra le varie correnti. Tralasciando lo scontro nella  gestione della sanità, ormai senza quartiere e anche a colpi di ricorsi al Tar, tra il presidente Oliverio e il renziano doc Massimo Scura, sono ai minimi storici i rapporti tra Consiglio e giunta e anche quelli tra Oliverio e alcuni assessori.

 

L’intervista-gaffe dell’assessore Federica Roccisano a Report sul caso del traporto negato agli studenti disabili (che pare essere stato risolto), ha fatto da cartina di tornasole di tutte le tensioni che covavano sotto la cenere. L’assessore è stata attaccata da media e dall’opposizione di centrodestra senza che il Pd, ancora adesso, abbia speso una parola a sua difesa o abbia comunque proceduto ad esaminare il caso. Un silenzio assordante che se si abbina al tenore delle dichiarazioni pubbliche della stessa Roccisano, fa capire come il suo percorso all’interno della giunta regionale sia arrivato al capolinea. Anche a prescindere dal rimpasto, per come trapela tra i corridoi di palazzo, che dovrebbe arrivare dopo il referendum.

 

Nel polverone innescato dalla polemica si è gettato immediatamente il consigliere regionale Carlo Guccione che ha puntato l’indice ancora una volta contro la gestione della situazione da parte di Oliverio ed è tornato a criticare anche lo scontro con Scura, mettendo alla berlina i pessimi rapporti tre il presidente della giunta e il premier. Chiaro il tentativo dell’ex candidato sindaco a Cosenza di coagulare intorno a sé tutto il malcontento dei consiglieri regionali del Pd e del centrosinistra che fin qui sono stati bellamente snobbati da Mario Oliverio e dalla sua giunta dei tecnici. Un modo per trovarsi pronto a battere cassa dopo il 4 dicembre, anche in vista del congresso regionale, quando si torneranno a misurare i rapporti di forza interni.

 

I nervi poi sono saltati anche a Reggio Calabria, nel Comune più renziano della Calabria sotto la guida di Giuseppe Falcomatà. Dopo due anni di amministrazione non è che le cose siano andate proprio come si immaginavano il centrosinistra e lo stesso primo cittadino. Le difficoltà immani di una città annientata dalle amministrazioni precedenti e dal commissariamento seguito allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose permangono e mettono a dura prova una giunta che certo non brilla per esperienza nella gestione della res pubblica. Tanto che Falcomatà da tempo pensava ad un rimpasto.

 

Durante una delle ultime riunioni, però, la decisione di accelerare i tempi e azzerare la giunta immediatamente e senza aspettare il referendum, così come si era stabilito. Un gesto improvviso che tradisce nervosismo e ha preso di sorpresa l’intero Pd reggino e calabrese. Nessuno dei referenti del partito è stato consultato dal primo cittadino prima di assumere una decisione così delicata. E la cosa ha provato diversi malumori che dovranno essere chiariti prima dell’ufficializzazione della rimodulazione della giunta.

 

Insomma il Pd sembra una vera e propria polveriera che il referendum del prossimo 4 dicembre potrebbe fare esplodere.

 

 

Riccardo Tripepi