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Lunedì si riunisce il gruppo regionale del Pd a palazzo Campanella. Alla presenza del segretario regionale Ernesto Magorno. All’ordine del giorno: la situazione politica nazionale e regionale. Ovvero: capire cosa cambia in Calabria dopo la direzione nazionale del Pd e l’avvio delle grandi manovre del congresso che si svolgeranno all’ombra di una possibile scissione.
La fase che si sta aprendo e assai delicata e anche in Calabria tutte le correnti sono in fibrillazione e in cerca di posti al sole. A partire dagli aggiustamenti in giunta (non chiamatelo rimpasto perché è un termine che non piace al governatore) che dovrebbero avvenire a breve, fino alla partita che si aprirà in vista delle politiche dove sono troppi gli aspiranti per i posti al sole rappresentati dai seggi bloccati. Almeno tenendo fermo l’attuale meccanismo elettorale venuto fuori dalla Consulta.
Oliverio e i suoi hanno deciso da tempo la strategia durante un incontro riservato avvenuto a Vibo qualche settimana fa. In Calabria Oliverio farà la sua area autonoma, parimenti distante dalle posizioni di Renzi e da quelle della minoranza dem. Dentro ci saranno i deputati Censore e Bossio, i consiglieri regionali Romeo e Mirabello, tutto il gruppo della Oliverio presidente, con qualche perplessità di Pasqua, e il segretario provinciale di Cosenza Guglielmelli. Né deve trarre in inganno il voto in direzione nazionale, al quale hanno preso parte anche Oliverio e Bossio che hanno sostenuto la mozione Renzi.
Lo ha spiegato chiaramente la deputata Enza Bruno Bossio, commentando la riunione romana. Al voto di Oliverio e Bossio, dunque, non può darsi un valore che vada oltre il merito della singola vicenda. Hanno votato sì perché il congresso lo vogliono in modo che possa partire il confronto interno e emergano chiari i rapporti di forza. Soltanto a quel punto si faranno le scelte definitive. Mani libere, insomma, per avere la maggiore forza contrattuale anche al momento della contrattazione per le liste. E giocarsi il tutto e per tutto per ottenere la gestione della sanità e la fine del commissariamento targato Scura.
Assai diverso il sì di Oliverio e Bossio, dunque, rispetto a quello convinto e schiacciato di Ernesto Magorno e degli altri renziani doc che, comunque, appaiono in rapida diminuzione. Al quale adesso si aggiunge l’appello dei sindaci, e tra questi anche il primo cittadino di Reggio Giuseppe Falcomatà, per evitare la scissione. “Fidiamoci del nostro popolo”, sì al congresso e “no a scissioni”. E' la sintesi del documento, promosso da Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e responsabile nazionale enti locali Pd, insieme ad altri amministratori 40enni ex-Pds.
La partita del Pd al Sud. I governatori muovono la sfida, ma Oliverio al momento tace
“Queste sono solo le prime firme – ha sottolineato Ricci -, la raccolta di adesioni proseguirà fono a domenica”. Si legge nel documento: “Vogliamo e lavoriamo per un Pd coraggioso, che non si rinchiuda nei caminetti, che apra porte e finestre e torni a parlare solo dei problemi dei cittadini e soprattutto dei più deboli. Per questo sosteniamo Matteo Renzi per il rilancio e il rinnovamento del Pd e della sinistra europea”.
Ma la partita, ancora, non è neanche iniziata. E già alla riunione di lunedì ci sarà un bel mix di anime agitate. Da Carlo Guccione, oppositore massimo del progetto Oliverio, schierato con la linea di Andrea Orlando, a Mimmo Bevacqua che, invece, sta con Franceschini, oltre ai battitori liberi come Enzo Ciconte che aspetta di capire che linea si adotterà anche in Consiglio regionale. Completamente isolata, invece, la componente legata a Nico Stumpo, i bersaniani duri e puri, che hanno presentato alla direzione una mozione alternativa a quella Renzi, poi neanche messa ai voti. Oltre alla parlamentare Doris Lo Moro, l’unico consigliere regionale di riferimento è Giovanni Nucera che, però, è stato eletto in Sel e non fa parte del Pd. La maionese, insomma, potrebbe impazzire anche in Calabria molto presto.
Riccardo Tripepi